L'aumento dei prezzi minaccia lo shopping natalizio. Confcommercio stima fino a 5,3 mliardi di consumi persi nel quarto trimestre dell'anno
L’economia italiana riprende quota, ma l’inflazione si fa sentire sul conto in banca. A ottobre i prezzi sono saliti del 3% su base annua (da +2,5% del mese precedente), un aumento che non si vedeva da settembre 2012, quando fu pari a +3,2%.
A pesare sono soprattutto i beni energetici – hai provato a guardare le bollette del gas e della luce di recente? – e, seppur in misura minore, gli alimentari.
Shopping sfrenato? Non per Natale
Insomma, se continuiamo di questo passo, quello che avrebbe dovuto essere il “Natale della ripresa” sarà ben diverso da come ce lo eravamo immaginati. Ti ricordi quando parlavamo di boom di consumi rimasti inespressi durante la pandemia? Ecco, dimenticalo. La voglia di festeggiare tutti insieme con buon cibo e bollicine, e di scartare pacchetti a volontà seduti intorno all’albero con una fetta di panettone in mano, potrebbe rimanere ancora insoddisfatta.
Da un lato perché le notizie sull’andamento dei contagi sono di nuovo preoccupanti, dall’altro perché, tra perdita di potere d’acquisto e rincari delle bollette, quel che resta da destinare allo shopping natalizio rischia di non essere un granché.
Non solo bollette
L’aumento dei prezzi dell’energia, del resto, è strettamente collegato a quello degli alimentari, visto che, rileva Coldiretti, l’85% delle merci, in Italia, viaggia su strada. Il caro carburanti inoltre comporta maggiori costi per i serbatoi dei veicoli agricoli che lavorano nei campi, ma anche per il riscaldamento di serre e stalle.
Cosa succede con un’inflazione al 3%?
Un recente report dell’Ufficio Studi di Confcommercio ha provato a mostrare l’impatto dell’inflazione stimando la riduzione dei consumi nel quarto trimestre dell’anno in due scenari diversi (le analisi sono state messe a punto elaborando dati Istat e Banca d’Italia).
- Scenario 1: aumento medio dei prezzi tra il 2 e il 3% negli ultimi tre mesi dell’anno. In questo caso, si potrebbero perdere fino a 2,7 miliardi di euro di consumi nel quarto trimestre.
- Scenario 2: aumento medio dei prezzi tra il 3 e il 4%. In questo scenario, il calo dei consumi potrebbe arrivare a 5,3 miliardi di euro nel periodo ottobre-dicembre.
L’Unione Nazionale Consumatori, da parte sua, ha calcolato che per una coppia con due figli l’inflazione a +3% equivale a un aumento del costo della vita pari a 1.087 euro su base annua, 424 solo per abitazione, acqua ed elettricità, 470 euro per i trasporti. Per una coppia con un figlio, la maggior spesa annua è pari a 1.007 euro, 425 per l’abitazione, 410 per i trasporti. Insomma, l’inflazione c’è e si fa sentire.
Mal comune… poco gaudio
E non è un problema solo italiano o europeo. Oltreoceano sono messi anche peggio: negli Usa (dove l’inflazione è aumentata del 6,2% su base annua a ottobre), il prezzo medio del tradizionale tacchino da servire al pranzo del Ringraziamento – un animale da 7 chilogrammi circa – è aumentato dai 12,96 dollari di gennaio 2019 ai 21,76 dollari di settembre 2021, scrive Quartz. Quasi un raddoppio.
I rincari, insomma, verranno scaricati il più possibile sui consumatori finali, sostiene Kevin Bergquist, consulente di Wells Fargo, citato sempre da Quartz.
“La gente non ha ancora davvero metabolizzato cosa significherà l’aumento dell’inflazione, ma non sarà affatto piacevole”.
Gli aumenti più significativi colpiranno purtroppo le fasce più povere della popolazione, che tipicamente spendono una fetta più ampia del loro reddito in prodotti alimentari rispetto alle famiglie più abbienti. E i commercianti potrebbero trovarsi costretti a rivolgersi a fornitori più economici, il che potrebbe incidere sulla qualità dei prodotti.
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