Recovery Plan italiano, semaforo verde: e ora?

Entro luglio l’Italia dovrebbe già ricevere una prima tranche da 24,9 miliardi di euro. Clima e digitalizzazione tra le priorità

Dopo Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Danimarca, Grecia, Austria e Slovacchia, anche l’Italia ha ottenuto il via libera della Commissione UE al suo – sudatissimo – Recovery Plan nazionale, ribattezzato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Ne avrai sentito parlare: è il documento in cui l’Italia spiega come intende spendere i finanziamenti europei del cosiddetto Recovery Fund, il principale strumento comunitario per stimolare la ripresa economica dopo la crisi innescata dalla pandemia di Covid-19.

Il semaforo verde di Bruxelles – dopo mesi di tensioni politiche e un cambio di governo in corsa – è una buona notizia: significa che è stato compiuto un passo decisivo verso l’erogazione dei fondi. Nello specifico, l’Italia riceverà una prima tranche da 24,9 miliardi di euro entro luglio, per un totale di 191,5 miliardi entro il 2026. Di questi, 68,9 sono sovvenzioni e 122,6 sono prestiti.

In realtà l’approvazione di Bruxelles era scontata da settimane: a darne l’annuncio ufficiale è stata la presidente della Commissione UE, Ursula Van Der Leyen, in una conferenza stampa a Roma insieme al presidente del Consiglio Mario Draghi.

Come verranno spesi i fondi europei?

Cosa prevede il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? Ovvero: come verrà spesa questa montagna di soldi che – in quella che è un’occasione decisamente unica – entrerà nelle casse dello Stato italiano?

La proposta presentata alla Commissione – che prevede finanziamenti per oltre 220 miliardi di euro – doveva soddisfare 11 criteri identificati dalla Commissione stessa, che comprendono le raccomandazioni di spesa fornite a ogni Paese, come la tutela dell’ambiente, favorire la transizione digitale, precise giustificazioni dei costi e la presenza di interventi strutturali e duraturi nel tempo.

Il PNRR contiene 190 misure, di cui 58 riforme e 132 investimenti. E 525 obiettivi da raggiungere per ottenere le tranche di fondi. Nello specifico, il 37,5% del Piano contribuisce agli obiettivi climatici (32,1 miliardi di euro per la mobilità sostenibile, 12,1 miliardi per l’efficientamento energetico degli edifici residenziali e 11,2 miliardi per economia circolare ed energie rinnovabili), mentre il 25% sarà destinato agli obiettivi di digitalizzazione (6,7 miliardi per lo sviluppo delle reti a banda ultra-larga e 5G, 13,4 miliardi per la digitalizzazione delle imprese e 6 miliardi per la digitalizzazione della PA).

Altri 26 miliardi saranno investiti in istruzione e mercato del lavoro, 13,2 miliardi nel rafforzamento della coesione sociale e territoriale e circa 15 miliardi in telemedicina, assistenza domiciliare e salute.

Un’occasione da non sprecare

Il piano “rappresenta una risposta completa e bilanciata alla situazione economica e sociale dell’Italia”, scrive Bruxelles, e affronta “in modo efficace” le raccomandazioni UE “contribuendo a correggere gli squilibri, incluso l’alto debito e la debole produttività, in un contesto di alta disoccupazione ed elevati crediti deteriorati”.

“È una giornata di orgoglio per il nostro Paese”, ha commentato il presidente del Consiglio Draghi. “Abbiamo messo a punto un piano per rendere il nostro Paese più giusto, più competitivo e più sostenibile nella sua crescita”, ha proseguito l’ex numero uno della BCE. L’ok della Commissione al PNRR “è solo l’inizio, ora dobbiamo accertarci che questi soldi vengano spesi bene, cioè in maniera efficiente e onesta. Sono moltissimi i progetti e i cantieri pronti a partire”.

Quali sono i prossimi passi?

Incassato il nullaosta di Bruxelles, affinché il PNRR sia approvato in via definitiva è previsto un ultimo passaggio formale al Consiglio dell’Unione Europea, che si terrà nel giro delle prossime quattro settimane. Intanto prosegue l’approvazione dei piani nazionali da parte della Commissione UE: dopo l’Italia tocca a Lettonia, Germania, Belgio e Francia. I Paesi che hanno consegnato i piani dopo il 30 aprile aspetteranno qualche settimana in più, mentre Paesi Bassi, Malta e Bulgaria non hanno ancora consegnato niente.

Tecnicamente, la data ufficiale della nascita del Recovery Fund è il 15 giugno 2021, quando la Commissione ha emesso le prime obbligazioni europee per finanziare il fondo Next Generation EU, raccogliendo 20 miliardi attraverso titoli a scadenza decennale. A luglio sono previste altre due emissioni analoghe, mentre entro la fine dell’anno Bruxelles prevede di raccogliere circa 80 miliardi di euro in obbligazioni, da integrare con i buoni dell’UE a breve termine.

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