Secondo il presidente della BCE Mario Draghi l’economia della zona euro è sempre più solida. Dall’andamento dell’occupazione all’erogazione del credito, 5 grafici che riassumono i motivi del suo ottimismo
“La ripresa ciclica dell’Eurozona è sempre più solida e ampiamente distribuita, con rischi al ribasso che sono diminuiti”. Con queste parole il Presidente della BCE, Mario Draghi, ha descritto nella riunione di aprile il quadro di salute economica della zona Euro. Un quadro in cui la politica monetaria decisa da Francoforte è, e sarà, ancora protagonista: i tassi di riferimento della Banca Centrale sono attesi bassi ancora a lungo, mentre l’attuale programma di acquisiti mensili (pari a 60 miliardi di euro) di obbligazioni governative e corporate, il Quantitative Easing, è destinato a proseguire oltre il prossimo dicembre “se le prospettive diverranno meno favorevoli o se le condizioni finanziarie risulteranno incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione”, come dichiarato da Draghi. Ma come sta veramente l’Eurozona?
Il mercato del lavoro va avanti. Come mostra il grafico sottostante, il mercato del lavoro nella zona Euro prosegue stabilmente la sua ripresa e il suo consolidamento dai minimi toccati durante la crisi dei debiti sovrani, dove il tasso di disoccupazione raggiunse il 12.1%. L’ultima registrazione segnala un valore per la disoccupazione del 9.5%, ed un tasso di occupazione in crescita costante di almeno l’1% annuo.
Il mercato del lavoro traina la fiducia. Una maggiore livello di occupati e, di conseguenza, un minor livello di disoccupazione non fanno che aumentare il livello di fiducia nell’economia da parte dei consumatori: questo è quanto emerge dal grafico sottostante che mostra proprio come la fiducia nell’economia dell’Eurozona, sebbene ancora in territorio negativo, stia riprendendo quota.
Più fiducia implica una maggiore spesa. Consumatori più fiduciosi e più attivi sul mercato del lavoro sono consumatori che spenderanno di più: anche l’andamento delle vendite al dettaglio, cioè le vendite di prodotti al consumatore finale, riflette questa ripresa. Il grafico sottostante mostra il trend positivo di questo indicatore macroeconomico dopo i minimi toccati nel 2013.
La realtà supera le attese. A questo punto risulta interessante osservare l’andamento del “Economic Surprise Index”. La lettura di questo indicatore può fornire importanti informazioni sulle aspettative e sulla realtà dello stato di salute dell’economia dell’Eurozona. Mettendo in relazione le previsioni degli analisti con i reali dati macroeconomici, l’indice coglie l’effetto sorpresa di dati migliori (o peggiori) del previsto: così facendo, quando l’Economic Surprise Index si trova in territorio positivo significa che i dati macroeconomici rilasciati dalle autorità (produzione industriale, PMI, indicatori di fiducia, ecc…) hanno superato le aspettative degli analisti. Nel caso dell’Eurozona è evidente come la realtà ha superato le attese, con una evidente continuità, dal settembre 2015. Un segnale di come l’economia si sta effettivamente riprendendo dopo i precedenti (ed altalenanti) anni di difficoltà.
Riparte la macchina del credito. Ad avvalorare questo quadro di ripresa è interessante notare come nell’Eurozona siano finalmente ripartiti gli ingranaggi delle richieste di finanziamento: grazie anche alla spinta della BCE attraverso la sua politica espansiva, la concessione di prestiti, sia alle imprese che alle famiglie, ha ripreso a crescere ed oggi si trova ai massimi degli ultimi dieci anni. Un segnale importante di rinnovata fiducia da parte del sistema bancario nel voler finanziare la ripartenza dell’economia reale.
Per concludere, come è stato evidenziato anche dall’OCSE e rimarcato da Draghi, col fine di consolidare questo quadro positivo, è necessario affiancare all’attuale politica monetaria, un’adeguata politica fiscale (maggiore spesa pubblica, investimenti ed incentivi per i consumi) da parte dei governi della zona Euro in grado di garantire uno sviluppo sostenibile e duraturo.
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