Siamo veramente i più indebitati d’Europa?

L’Italia ha da tempo un posto d’onore nella classifica europea del debito pubblico. Eppure se estendiamo il concetto di debito, la classifica cambia. Ecco come è composto il debito dei principali Paesi europei e qual è il Paese realmente più indebitato

Che il debito pubblico italiano sia elevato non è una novità, siamo da sempre considerati uno dei Paesi a più alto livello di indebitamento in Europa. La cosa interessante è affrontare, però, la questione del debito sotto un altro aspetto: considerare tutte le sue componenti.

Le varie maschere del debito. Quando si analizza il debito di un Paese normalmente viene considerato solo il debito pubblico. Molti si dimenticano che il debito complessivo di un Paese ha anche un’altra macro-categoria, chiamato debito privato, normalmente diviso in:

  • Il debito delle famiglie (mutui, finanziamenti al consumo…)
  • Il debito delle imprese (anticipo fatture, mutui, leasing…)

La situazione dell’Italia cambierebbe radicalmente se non venisse considerato solo il debito pubblico bensì anche le due componenti del debito privato. Ecco un grafico che riassume la situazione:

Il grafico ci mostra una situazione più completa: il Paese più esposto finanziariamente al mondo è il Giappone, con oltre il 350% del PIL, il peggiore in Europa (oltre la Grecia) è la Francia, con un’esposizione finanziaria che tocca quasi il 300% del prodotto interno lordo. Molto meglio l’Italia, dove si vede che, sebbene la parte predominante sia il debito pubblico (parte grigia), riesca tutto sommato ad avere una esposizione complessiva più contenuta.

Perché è importante valutare anche le altre componenti del debito? Ignorare il debito privato (famiglie e imprese) potrebbe essere un errore nella valutazione complessiva della struttura di un Paese:

  • L’eccesso di debito privato è un rischio per la stabilità finanziaria di un Paese e aumenta le probabilità di una crisi finanziaria;
  • Inoltre, le crisi e le conseguenti fasi di recessione diventano tanto più lunghe e profonde quando i Paesi hanno un elevato indebitamento privato.

 Il debito serve per crescere. Il debito, non deve essere visto come un punto di debolezza, bensì come un mezzo per raggiungere un obiettivo. Il debito serve a crescere: debito e crescita hanno sempre avuto una relazione complessa, anche se, banale a dirsi, un fattore importante per crescere è utilizzare il debito in maniera corretta. Cerchiamo di chiarire il concetto con un esempio:

Il grafico mette in paragone l’evoluzione della crescita (intesa come reddito pro-capite a parità di potere d’acquisto) e del debito non finanziario (sia pubblico che privato) dal 1999 al 2016. La maggior parte dei Paesi (come Cina, Inghilterra, Australia e Giappone) anche se non mostrato per comodità, segue il trend della Francia, ossia l’aumento del debito porta ad un aumento della ricchezza. Questa relazione accade quando il debito è impiegato in maniera piuttosto corretta. Ci sono addirittura Paesi che fanno meglio, è il caso della Germania, che è riuscita ad aumentare la propria ricchezza senza aumentare il debito, un caso piuttosto raro che indica è stato ottimizzato al meglio. L’Italia, al contrario, si colloca tra i Paesi che hanno aumentato il proprio debito senza ottenere un chiaro beneficio di crescita. L’Italia, rappresentata dalla riga arancione, non riesce ad utilizzare la leva del debito per crescere come hanno fatto altri Paesi, ed è proprio in questi casi che il debito potrebbe far paura, oltre che ad essere impiegato in modo scorretto. La vera domanda da porsi per l’Italia è cosa succederà quando i tassi d’interesse ricominceranno a salire, dato che non si è stati capaci di ridurre il debito, in un’economia “a tasso zero”.

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