Di fronte a momenti di grande stress sui mercati, si fa strada un primordiale istinto di fuga. Dal quale bisogna imparare a prendere la giusta distanza, per evitare di farsi male
Non sarà mica la fine del mondo: quante volte l’avete sentito dire? Eppure, se siete piccoli investitori e avete recentemente effettuato investimenti borsistici – direttamente o tramite un fondo comune d’investimento o un ETF – in questo momento potreste sentirvi come se il mondo stesse davvero per finire. I numeri della pandemia di coronavirus li conosciamo. E non solo quelli dei contagiati, dei guariti e di chi purtroppo non ce l’ha fatta, ma anche quelli dei mercati, in primis quelli azionari. Un esempio su tutti: il Ftse MIB, principale indice di Borsa Italiana, da inizio anno a lunedì 16 marzo ha perso all’incirca il 40% del suo valore. Ma quello cui assistiamo è veramente un evento così eccezionale?
Nulla di eccezionale. I crolli borsistici – vale a dire quelle fasi nelle quali le asset class vanno tutte in ripida e rapida discesa, fatte salve pochissime eccezioni fra le quali l’oro e le obbligazioni dei Paesi considerati più solidi – sono inevitabili come certi fenomeni metereologici estremi. Infatti i mercati, proprio come il clima, sono sistemi complessi e come tali soggetti a eventi estremi: possono velocemente passare da uno stato di quiete alla grande euforia o al totale panico. Essendo i cali inevitabili, tanto vale imparare a gestirli. Fermo restando che chi lo sa fare protegge i suoi investimenti ed evita di bruciare i suoi risparmi.
Insomma, se non fosse ancora chiaro: le correzioni – o drawdown, come si chiamano in gergo – succedono e certo non fanno piacere a nessuno. Ma – ed è esattamente questo il punto da mettere a fuoco – i mercati sono capacissimi di riprendersi. E quando lo fanno, anche i nostri investimenti recuperano e tornano a dare i loro frutti. Al contrario, chi cede al panico in una fase di correzione e vende scappando a gambe levate dice addio alla probabilità di beneficiare dell’assai probabile recupero successivo.
Come si contrasta l’istinto di fuga? Non è facile, e ce lo conferma la finanza comportamentale. Ma non è nemmeno impossibile, secondo quanto ci dicono gli esperti di questa disciplina. In profondità, dentro il nostro cervello, c’è il sistema limbico, che guida i nostri istinti. E proprio l’istinto è alla base delle nostre reazioni di attacco o fuga di fronte ai pericoli e alle minacce. Il problema è che spesso e volentieri l’istinto ostacola la nostra capacità di giudizio e discernimento. Ecco perché la maggior parte dei risparmiatori ha comportamenti non ottimali in tema di investimenti: prima tra tutti, la tendenza a vendere nel bel mezzo dei cali, quando i più navigati invece sanno che è il momento di comprare a sconto.
Peggio ancora, ci si illude di riuscire a cogliere l’attimo realizzando il perfetto market timing, ovvero entrando nel mercato e uscendo esattamente al momento giusto, non un minuto prima né un minuto dopo. Ma questo espone solo di più agli effetti collaterali dei crolli borsistici, dai quali ci si può semmai difendere con la giusta dose di diversificazione e sangue freddo.
L’euforia è pericolosa quanto il panico. Certo, bisogna guardarsi anche dall’euforia. Un esempio? Prendiamone uno che quest’anno festeggerà i suoi vent’anni: la bolla tech del 2000. Prima del crash di quell’anno, la Borsa statunitense risultava sopravvalutata da ben otto anni, cioè dal 1992, rispetto alla sua media di lungo periodo. Dalla metà del 1997, poi, era sopravvalutata vistosamente. Ciò, tradotto in numeri, fece sì che dal 1992 all’estate del 2000 l’indice S&P 500 registrasse quasi il +257%, mentre dalla metà del 1997, quando le valutazioni erano già ritenute da molti “irrazionali”, aumentasse del +78%. Pensate che colpo, quando si consumò il crash.
Morale della storia: né panico né euforia. Bisogna solamente diversificare le fonti di rendimento – e quindi di rischio – accettando l’idea che investire significa sopportare con fermezza e maturità gli alti e bassi e valutare con assennatezza le opportunità e i rischi, imparando a gestire le emozioni e a non cedervi senza indugio, cosa che ci può far male.
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