La salvaguardia dell’ambiente non va in vacanza: sempre più spiagge e stabilimenti italiani hanno adottato una politica plastic-free. Ecco come possiamo e dobbiamo fare la differenza
La messa al bando alla plastica non si ferma neanche sotto l’ombrellone. Sono infatti sempre più le spiagge e i Comuni in tutta Italia che hanno bandito l’utilizzo di piatti e stoviglie monouso per il bene dell’ambiente. Considerando i dati impressionanti delle enormi quantità di rifiuti che finiscono nei nostri mari, è opportuno optare per un’inversione di rotta in cui tutti dobbiamo avere un ruolo attivo.
Ogni anno almeno 8 tonnellate di plastica finiscono in mare. La plastica continua a essere un problema piuttosto serio, di cui si continua a parlare troppo poco. Secondo i dati del WWF la produzione di plastica nel mondo è passata dai 15 milioni di tonnellate del 1964 agli oltre 310 milioni attuali, con tutte le problematiche connesse allo smaltimento e alla dispersione nell’ambiente. Nonostante una crescente sensibilità da parte dei singoli cittadini e dell’opinione pubblica, i dati sulla quantità di plastica che finisce negli oceani continuano a essere impressionanti: si stima che ogni anno almeno 8 tonnellate vengano fagocitate dai nostri mari. Una buona parte riesce a raggiungere i fondali a grandi profondità, come nella fossa delle Marianne (10 km di profondità), dove è praticamente impossibile da rimuovere. Se questo trend non viene arginato in tempi rapidi, si stima che nel 2050 nei mari avremo in peso più plastica che pesce.
Spiagge e Comuni plastic-free e no-smoke. La sensibilità verso un maggiore rispetto per l’ambiente ha iniziato a farsi largo anche tra spiagge, litorali e amministrazioni locali. Secondo i dati recentemente diffusi dal Sole 24 Ore sono 21 i Comuni italiani ad aver badito le sigarette tra gli ombrelloni, tante amministrazioni hanno infatti adottato un piano per tutelare in questo modo i litorali. In attesa del 2021, quando in Europa entrerà in vigore la normativa che metterà definitivamente al bando la plastica monouso, sono già tante le spiagge che hanno vietato l’utilizzo di questi prodotti. Il Sole 24 Ore ne conta 40, ma si stima che le spiagge “plastic-free” italiane siano molte di più. Per conoscere nel dettaglio quali Regioni hanno aderito al bando della plastica, è disponibile una mappa interattiva per trovare gli stabilimenti più eco-friendly dell’estate 2019. Con 16 spiagge plastic-free è la Sicilia a detenere il primato nazionale, seguita da Toscana e Campania.
Cosa possiamo fare noi nella vita quotidiana. Le amministrazioni locali e le Regioni stanno dando un forte contributo alla lotta all’inquinamento, ma ricordiamo che molto è lasciato alla volontà del singolo. Ci sono alcune buone regole da osservare per evitare che la nostra estate abbia un impatto negativo sui litorali italiani e sull’ambiente:
- Stop alle bottiglie di plastica. L’acqua imbottigliata è una cattiva abitudine tutta italiana, figlia di una diffidenza nei confronti del sistema idrico che è dura da scalfire. Eppure le analisi dimostrano che la qualità dell’acqua italiana è generalmente buona, senza contare che casette dell’acqua e fontanelle pubbliche sono dislocate ormai ovunque. Esistono anche app ad hoc che ci aiutano a geolocalizzarci e a trovare casette dell’acqua nei paraggi, come per esempio Love H20.
- Sì alla borraccia riutilizzabile. È diventato ormai un accessorio di moda, è pratica e mantiene l’acqua fresca. Non sottovalutiamo che aiuta a evitare la produzione e il conseguente smaltimento di notevoli quantità di plastica.
- Evitiamo i packaging inutili. Nei supermercati ormai si vedono alimenti imballati in plastica di ogni genere. Le nostre scelte d’acquisto possono fare la differenza: sì alla spesa sfusa di frutta e verdura, evitiamo i prodotti monodose e scegliamo detergenti e prodotti per la cura del corpo alla spina.
- Raccogliamo i rifiuti. Trovare cumuli di plastica in mezzo alla natura non piace a nessuno, eppure spesso manca l’input per passare all’azione. Raccogliamo bottiglie vuote, piatti e stoviglie abbandonate, oggetti trasportati dal mare e gettiamoli negli appositi contenitori per la raccolta dei rifiuti: se qualcuno non si decide a farsene carico, probabilmente rimarranno lì per anni.
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