Vuoi lasciare la tua città e vivere in modo più flessibile e avventuroso, insieme al tuo laptop? Ecco strumenti, consigli e blog da leggere
Sono tempi difficili, ma anche paradossalmente interessanti, per chi aspira a diventare un nomade digitale. Forse ne senti parlare da qualche anno, ma la formula «digital nomad» esiste dalla metà degli anni ’90 e non casualmente il suo sviluppo è andato in parallelo a quello del Web. Il nomadismo digitale è uno stile di vita che consiste nel lavorare viaggiando (o viaggiare lavorando), sfruttando la flessibilità delle connessioni digitali e l’abbassamento del costo dei trasporti. In sostanza, l’idea di partenza è questa: se sono un freelance, lavoro su progetti, sono collegato ai miei clienti via Internet, perché non posso lavorare accanto a una spiaggia invece che nel costoso bilocale di una città inquinata? Ecco, appunto: silenziosamente migliaia di persone nel corso degli ultimi anni hanno scelto questa strada, spargendosi negli angoli più vari del mondo, dalle isole Canarie al sud-est asiatico.
Nomadi digitali e pandemia. Il 2020 sarà ricordato come un anno di enormi cambiamenti nel mondo del lavoro e il nomadismo digitale non ne è stato esente. Le possibilità si sono allargate, ma il contesto è diventato più impervio. Oggi tante figure professionali che in precedenza erano escluse dal nomadismo digitale possono finalmente immaginare di separare il luogo in cui vivono da quello in cui ha sede il datore di lavoro. Molte aziende (tra cui ING Italia) hanno reso strutturale o semi-strutturale lo smart working, e così anche i dipendenti – in alcuni settori – possono non essere più vincolati al pendolarismo, all’ufficio e alla pausa pranzo al bar. Allo stesso tempo, viaggiare è diventato più difficile e probabilmente tenderà a esserlo ancora per un po’, tra chiusure di confini, restrizioni e quarantene. In sintesi, da un lato c’è una nuova legittimazione culturale e sociale del nomadismo professionale, dall’altro spostarsi e organizzarsi è diventato più difficile. Rispetto al passato conviene affidarsi meno all’istinto e alla spontaneità e puntare invece su strategia e programmazione.
I lavori più adatti al nomadismo digitale. Per i lavoratori dipendenti, la possibilità di cambiare luogo di vita con flessibilità da nomadi dipende da quanto è incoraggiato lo smart working in azienda. Se sei freelance, invece, puoi già da ora iniziare a cambiare o indirizzare la tua carriera in virtù della tua voglia di muoverti e della possibilità di vivere lontano. Gianluca Gotto è nomade digitale dal 2015, ha un blog interessante sul tema e da pochi mesi ha pubblicato un libro sulla sua esperienza, Le coordinate della felicità. Di sogni, viaggi e pura vita. Gianluca consiglia sette percorsi professionali che si adattano bene alla condizione del nomadismo digitale e che puoi considerare come base di partenza per scegliere la tua strada. Alcuni appartengono a settori nei quali si può partire da zero o nei quali le barriere d’ingresso sono superabili con una formazione breve, mettendoci impegno e curiosità. Sono il web writer, ossia il produttore di contenuti per siti web, il digital marketer, cioè chi promuove e vende servizi o prodotti via web, il social media manager e addirittura il travel blogger. Per altri ambiti consigliati da Gianluca, come il programmatore o il grafico, servono attitudini e conoscenze di lungo corso, quindi possono essere scelti solo se il tuo percorso professionale andava già in quella direzione. E poi c’è la possibilità di guadagnarti da vivere facendo traduzioni, anche piccole, procacciate su portali ad hoc (ne parleremo in seguito). Se sei bilingue o portato per le lingue può essere un buon modo per cominciare o integrare.
Destinazione paradiso (digitale). La seconda questione, non meno importante, è dove andare. Marco e Ilaria, marchigiano lui, milanese lei, sono nomadi esperti, il loro blog Viaggio Solo Andata è una miniera di consigli su tutti gli aspetti di questa sfida. In questo articolo, tra le tante informazioni messe a tua disposizione, c’è anche il ragionamento base che ogni lavoratore da remoto deve fare per scegliere la sua destinazione, provvisoria o finale. Devi individuare non solo un posto dove la qualità della vita sia alta e compatibile con te, ma anche dove i costi di alloggio, logistica, cibo e connessione siano più bassi del mercato del lavoro dal quale proviene il tuo reddito. Al netto dell’attuale pandemia, fare il nomade da New York o Londra può essere stimolante, ma non economicamente sostenibile. È questo il motivo per il quale tanti professionisti a distanza hanno scelto il sud est asiatico, l’Indonesia, la Thailandia, o le Canarie. In questa fase le destinazioni più gettonate sono impraticabili e visto che siamo in un periodo di riscoperta dell’Italia, il nomadismo digitale si è intrecciato con il south working, cioè il lavorare in regioni italiane meno costose, scegliendo località di mare o borghi poco frequentati. E qui entra in gioco il secondo valore chiave nella scelta della destinazione: la qualità della connessione. Il “digital divide” in Italia è ancora un problema serio, ma molti borghi si stanno attrezzando con connessioni in fibra ottica. Su portali come quello di Agenda Digitale o E-Borghi puoi rimanere aggiornato sullo stato delle connessioni in fibra nelle cosiddette aree bianche (quelle dove facevano fatica ad arrivare le reti), per scegliere non solo in base alla bellezza ma anche all’ampiezza della banda. Infine, non sottovalutare i progetti di paesi europei per attirare figure come la tua: il più avanzato è quello dell’Estonia, che negli anni è diventato un piccolo paradiso digitale e che oggi offre programmi di e-Residency pensati proprio per nomadi digitali.
La cassetta degli attrezzi per partire. Per chiudere, ecco una rassegna di strumenti digitali utili per valutare l’impresa. Sicuramente ti conviene dare un’occhiata ai grandi portali di lavori per freelance, come UpWork, Addlance, Freelancer. Sono piattaforme piene di annunci di ogni tipo, ti ci vorrà un po’ per imparare a districarti e trovare quello che ti serve, ma alla fine ci riuscirai. FlexJobs invece ha una missione leggermente diversa: far incontrare aziende e lavoratori che hanno il desiderio e la possibilità di essere flessibili geograficamente. Una grossa sfida sarà quella di gestire fisco e contabilità a distanza, ma anche in questo caso gli strumenti si sono evoluti e piattaforme come Fiscozen offrono servizi di questo tipo a costi decisamente contenuti. Per farti un’idea della qualità della connessione web in Europa e nel mondo, puoi usare comparatori come il Global Index di SpeedTest. Infine, per aggiornare la tua formazione e adattarla alle esigenze di una vita da nomade digitale, prova con i corsi online di Udemy.
E tu, saresti pronto a cambiare vita?
Per poter visualizzare i commenti devi accettare i cookie facoltativi, clicca qui per cambiare le tue impostazioni sui cookie.