Plastica: come ridurla senza demonizzarla

Ci sono settori, dalla conservazione del cibo ai farmaci, nei quali questo materiale è ancora insostituibile. Ecco come intervenire con consapevolezza

La battaglia contro l’uso indiscriminato della plastica sta prendendo sempre più spazio nel dibattito culturale di questi anni. L’aumento della sensibilità verso l’argomento è stato rapido e visibile ed è una storia di successo nel campo della comunicazione ecologista. La mentalità sta cambiando e anche leggi e direttive comunitarie si stanno adattando. In Europa sono stati progressivamente messi al bando i prodotti monouso. L’Unione Europea ha posto il 2029 come anno limite per l’obiettivo del 90% di raccolta e riciclo delle bottiglie di plastica, che dal 2025 dovranno contenere almeno il 25% di materiale riciclato. La plastica fa parte della nostra economia e dei nostri sistemi di produzione, eliminarla del tutto al momento è impensabile, anche perché in molti campi non esistono sostituti all’altezza. L’orizzonte come consumatori di plastica deve essere quello della consapevolezza: riciclare sempre (secondo l’OCSE, solo il 15% della plastica viene correttamente riciclato e il 60% finisce ancora nelle discariche), sapere in quali ambiti è ancora indispensabile e cambiare le vostre abitudini quando è possibile. Lì dove non può arrivare la tecnologia, infatti, devono pensarci i vostri comportamenti individuali.

Il paradosso del broccolo. Il chimico e divulgatore scientifico Dario Bressanini propone uno stimolante spunto di riflessione sulla demonizzazione delle materie plastiche, partendo dal packaging dei broccoli. La pellicola di plastica trasparente su ogni singolo broccolo ci può apparire un oltraggioso uso di materiale inquinante, ma il problema va affrontato con uno sguardo più ampio: «Un broccolo dopo cinque giorni dalla raccolta, tenuto a temperatura ambiente, ha una riduzione della qualità talmente elevata che un panel di assaggiatori addestrati lo considera sotto il livello si accettabilità. Invece in una pellicola si è conservato fino a 20 giorni con quasi nessuna degradazione della qualità, e sugli scaffali rimane verde, turgido e buono da cucinare ancora per molti giorni». Insomma, il broccolo senza imballaggio plastico perde qualità nel giro di pochi giorni e rischia di essere buttato e sprecato, insieme a tutta l’energia e l’acqua usate per coltivarlo e farlo arrivare sullo scaffale. Qual è, quindi la scelta più ecologica in questo caso?

Gli imballaggi indispensabili. Molti imballaggi alimentari in plastica sono ancora insostituibili esattamente per questo motivo: proteggono e conservano gli alimenti deperibili, evitando le contaminazioni con germi o agenti esterni. In questo modo vengono tutelati un bene alimentare e i suoi valori nutrizionali, si evitano gli sprechi, si possono usare meno conservanti. Senza plastica si tornerebbe a un ciclo di conservazione degli alimenti molto più breve, come spiega all’Agi Eraldo Peccetti, Ceo di Colines, azienda leader mondiale per l’estrusione per materie plastiche, che segnala un altro settore nel quale la plastica è difficile da sostituire: i farmaci e le apparecchiature sanitarie, dai blister e dalle confezioni per le medicine alle siringhe monouso, dalle sacche per il sangue alle valvole cardiache. È giusto dire che la medicina moderna è resa possibile dalla leggerezza, dall’economicità, dalla durata e dalla compatibilità con altri materiali della plastica.

Plastica circolare. In questo scenario sono centrali i comportamenti dei consumatori. Le tre regole fondamentali sono:

  • non trattare gli oggetti di plastica come rifiuti
  • sforzarsi di ragionare in modo circolare, privilegiando il riuso al riciclo
  • rinunciare alla plastica ogni volta che sia possibile

Già da oggi potreste anticipare di due anni le direttive europee in materia ed eliminare dalla vostra vita tutti i prodotti monouso, come bicchieri, posate, piatti, cannucce. Dite addio anche ai cotton fioc. Andate a fare la spesa con una borsa di tela, facile da pulire dai residui alimentari. Se avete tempo e possibilità, provate a ridurre l’uso di pannolini usa e getta, convertendovi a quelli lavabili. Investite in un depuratore domestico o in una caraffa filtrante per ridurre il consumo di bottiglie in plastica.

Alex Bellini
L’esploratore Alex Bellini durante la sua presentazione alla ING Challenge del 23 ottobre.

Come ottimizzare l’uso della plastica. “Iniziate con il porvi alcune domande.” – suggerisce Alex Bellini, eco explorer e main speaker della tappa Everyday Green della ING Challenge – “Questo prodotto è davvero utile? Qualcuno che conosco potrebbe lasciarmelo in prestito? Esistono alternative valide al suo acquisto? Chi paga per me il vero costo di questo prodotto e del suo smaltimento a fine vita?”.
Secondo Bellini, inoltre, è fondamentale creare consapevolezza nelle nuove generazioni. “Per muovere i primi passi verso il cambiamento, dovremmo insegnare ai bambini come fare correttamente la raccolta differenziata dei rifiuti e come scegliere consapevolmente alcuni prodotti. La raccolta differenziata parte dalle scelte che facciamo quando siamo al supermercato. Dovremmo prediligere i prodotti di aziende che sono attente all’ambiente o, in mancanza delle giuste informazioni, acquistare quelli che hanno un imballaggio semplice da riciclare o comunemente accettato nei centri di raccolta.”
Ma riciclare non è sufficiente. Durante la prima parte del suo progetto “10 rivers 1 ocean“, Alex ha documentato lo stato di inquinamento di alcuni corsi d’acqua e del Pacifico. “Per ridurre l’inquinamento da plastica nei mari”, spiega Bellini, “il riciclo non è sufficiente. L’innovazione applicata allo studio di nuovi materiali e al packaging è altrettanto importante. Ma un fattore ancora più fondamentale, a cui tutti prima o poi dovremo fare i conti, è la riduzione dei consumi e dei rifiuti“.

Spesa sfusa: ecologia e risparmio. Un’altra via per la riduzione del fabbisogno di plastica nella vostra vita è convertirvi a una spesa fatta di articoli sfusi, comprati senza imballaggi: detersivi, cosmetici e alimentari sono tutti disponibili alla spina, pronti per essere portati a casa nei vostri contenitori personali da riutilizzare ogni volta che fate acquisti. In Italia alcuni marchi della grande distribuzione avevano provato a lanciare delle linee alla spina, ma in Italia questo tipo di consumi, come raccontato dall’ANSA, è rimasto di nicchia. La catena più diffusa sul territorio italiano è Negozio Leggero, con quindici punti vendita fisici in Italia, Svizzera e Francia che vendono 1500 tipologie di prodotti sfusi, dal caffè ai detergenti passando per il vino. C’è poi una rete di piccoli negozi alla spina di quartiere, ottimi per integrare la vostra spesa settimanale e ridurre il peso del packaging nei vostri consumi. Si tratta di una scelta che non è solo ecologica ma anche di risparmio, visto che l’assenza dell’imballaggio riduce fino al 40% il costo finale.

Voi cosa fate per ridurre la plastica nella vostra vita? Raccontatecelo nei commenti.

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