L'arco di vita di smartphone e tablet è sempre più breve. L'alternativa per risparmiare e inquinare meno si chiama Back Market
L’obsolescenza programmata è quel fenomeno secondo il quale gli oggetti tecnologici e gli elettrodomestici sono costruiti per invecchiare prima del dovuto: la batteria non si carica più, il computer va a rilento, il frigorifero perde acqua, la lavatrice non gira più. Si tratta di una tecnica industriale inventata negli anni 30, dopo la prima grande crisi economica globale, per dare una spinta (artificiale) ai consumi. In un mondo digitale e connesso come il nostro, nel quale tutti possediamo decine di oggetti tecnologici diversi, si traduce in una catastrofe ambientale. Secondo una ricerca del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite, i cellulari oggi durano in media meno di due anni, quanto le scarpe e gli spazzolini elettrici. I computer resistono tra i tre e i quattro anni, come un vestito di sartoria o una pentola. Dati surreali, che hanno come conseguenza numeri spaventosi quando si parla di rifiuti.
Una discarica tecnologica globale. Secondo il rapporto Global E-waste Monitor 2017 nell’ONU i rifiuti elettronici nel mondo hanno superato le 44 milioni di tonnellate: è come buttare via 4500 torri Eiffel di vecchi gadget e lavatrici ogni anno. Solo il 20 per cento di questi rifiuti viene effettivamente riciclato. Entro il 2021, questa discarica hi-tech globale crescerà del 17%. In Italia si fa un ottimo lavoro con la raccolta dei RAEE (Rifiuti di apparecchi elettrici e elettronici), la cui raccolta è aumentata del 14%. A livello industriale la strada non può che essere portare anche la produzione hi-tech dentro l’economia circolare. Grandi produttori di smartphone, come Samsung, hanno annunciato che ricicleranno il cobalto dei cellulari dismessi. E un consorzio di aziende e organizzazioni europee ha deciso di cercare i materiali per la produzione tecnologica nelle miniere che abbiamo dentro le città: le discariche, con la creazione di Urban Mine Platform. Si tratta di una piattaforma che garantirà la tracciabilità e la previsione dei flussi di materiali dal negozio alla discarica in 30 nazioni europee, per recuperare parte di quei 55 miliardi di euro in materiali preziosi riciclabili che invece finiscono perduti tra i rifiuti. Insomma, a livello industriale il futuro passa (anche) dall’estrazione in discarica di neodimio, litio e cobalto.
L’Amazon del ricondizionato. E voi? In attesa che le istituzioni e i processi industriali facciano il loro corso, una delle strategie che potete adottare per ridurre il vostro impatto ecologico e risparmiare quando si tratta di cambiare il vostro smartphone invecchiato troppo in fretta è acquistare oggetti tecnologici ricondizionati, cioè semi-nuovi, perché restituiti da un cliente senza essere mai stati usati o esposti in negozio. Questa strada vi potrebbe permettere di ridurre la vostra quota annuale di di 18,9 kg di rifiuti elettrici ed elettronici e risparmiare una percentuale che va dal 20 per cento dell’acquisto a salire (in alcuni casi si arriva addirittura anche al 50). In Europa c’è una startup che è stata ribattezzata «Amazon del ricondizionato», è nata in Francia quattro anni fa, da poco è sbarcata anche in Italia, si chiama Back Market, il primo marketplace europeo specializzato in ricondizionati. La maggior parte dei produttori tecnologici e dei siti di e-commerce ha ormai una sezione dedicata a questo genere di prodotti, il valore aggiunto di Back Market sta nell’ampiezza dell’offerta e nei processi di vendita online, tagliati e pensati per questo mercato. «La nostra missione?», si legge sul sito, «Rendere mainstream il consumo di prodotti “risuscitati”. Suona british e cristologico, ma è esattamente così».
Non solo smartphone. Ecco come funziona Back Market: la piattaforma riunisce 70 diverse officine di ricondizionamento, tutte vagliate una a una con uno specifico audit. Il sito effettua una «triangolazione» tra officina e compratore, e dà agli utenti, che comprano direttamente sulla piattaforma, anche l’ultima parola su come valutare l’acquisto. Il compratore «è invitato a dare un voto alla qualità della prestazione, valutando il suo personale grado di soddisfazione su un prodotto/ricondizionatore specifico, e informandoci sulla longevità del suo acquisto». Inoltre, su ogni scheda prodotto, l’utente può accedere a tutti i controlli effettuati sulle singole funzionalità dell’apparecchio acquistato, per verificare come sono state testate, verificate e/o riparate dal ricondizionatore. La garanzia su Back Market dura sei mesi, «Perché tutto un semestre è largamente sufficiente per smascherare un prodotto di cattiva qualità», spiegano. Sul sito non si possono comprare solo smartphone, tablet e laptop, ma anche console di videogiochi, televisori, macchine fotografiche e piccoli elettrodomestici, come il tostapane o la macchina per il caffè.
Avete mai comprato un prodotto tecnologico ricondizionato? Come vi siete trovati? Diteci la vostra.
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