Avete scelto le vostre vacanze vedendo meravigliose foto di lontane mete su Instagram? Non siete i soli, ma l’importante, per godersi davvero l’attimo, è riprendere il controllo della vostra attenzione. Ecco come
I viaggi nascono sempre più sui social network e, in particolare, su Instagram. Secondo una ricerca effettuata dalla piattaforma eDreams e il 58% degli italiani sceglierà la prossima destinazione in base alla sua “instagrammabilità », cioè a quanto risulterà fotogenica, desiderabile e invidiabile sui profili digitali. Il dato, per altro, supera quello quello globale, al 44%. In generale siamo più attenti a quello che suggeriscono blogger e influencer, considerati fonti di informazione turistica più rilevanti rispetto alla televisione E se non c’è niente di male a condividere le foto più belle, l’importante ènon sostituire l’atto di fotografare e condividere, con quello di godervi l’esperienza che state facendo. Un aiuto ci viene dal libro The Art of Noticing, dello scrittore americano Rob Walker, che ci dà 131 modi per restituire creatività alla vita quotidiana, particolarmente utili da applicare quando siete in viaggio.
Prendetevi qualche rischio. Il punto fondamentale della missione di viaggio è riprendere il controllo della vostra attenzione: prima osservate e solo dopo fotografate (in questo avrete tra l’altro anche immagini migliori da condividere). Il primo passo è la fiducia: uscire dal terreno sicuro dei consigli delle guide e delle recensioni online e buttarvi seguendo anche il vostro istinto. Cercate un posticino dove mangiare fidandovi dei vostri occhi e magari dei consigli di un passante, uscite dalla bolla di un sentiero già tracciato da altri. Il vostro sguardo noterà decisamente più cose. Mangerete in un bel posto o in un brutto posto, impossibile saperlo prima, ma avrete fatto un’esperienza unica.
Sbagliate strada ogni tanto. Il secondo passo è perdersi. Ormai, grazie a piani dati sempre più evoluti, alle mappe che si scaricano offline e all’onnipresente Wi-Fi, il GPS vi risparmia tutta una serie di giri a vuoto prima di raggiungere il museo, il ristorante o il parco che state cercando. È una fortuna vivere in un’epoca che ci fa guadagnare così tanto tempo, ma a volte può essere prezioso spegnere il GPS, prendere in mano una mappa di carta oggetti molto belli e perfetti souvenir delle vostre esplorazioni) e guardarvi intorno. Cercare la strada nel mondo reale e non sul piano digitale attiverà la vostra attenzione rispetto al contesto e vi permetterà di essere molto più dentro quello che state osservando. Vedrete che spunteranno dettagli prima insospettabili. Come scrive il fondatore delle Lonely Planet Tony Wheeler nel suo ultimo libro (Perché viaggiamo): «Dovunque sei, è lì che ti trovi». Ed è, in fondo, lì che devi essere.
L’arte dell’incontro. Come avrete intuito anche dai due consigli precedenti, è anche giunto il momento di tornare a rivolgere la parola alle persone. Fatelo con uno scopo (un consiglio, un’indicazione) ma anche senza, per il puro piacere di attaccare bottone. Potrebbe esserci una parziale o una totale barriera linguistica, ma potete sempre provare a comunicare a gesti, il linguaggio del corpo è uno strumento potente e sottovalutato. Magari non sarà una conversazione particolarmente lunga o articolata, ma vi spingerà – ancora una volta – ad attivare gli strumenti di osservazione rispetto a quello che avete di fronte, in questo caso il vostro interlocutore. Sorrisi, espressioni del viso, posture, abiti: anche solo quell’inquadratura vi aprirà un mondo, da fotografare e condividere se ritenete. La vita è l’arte dell’incontro, cantava il poeta Vinicius de Moraes. E non può che esserlo anche il viaggio.
E voi, tenete ben aperti gli occhi quando viaggiate? Quanto riuscite a fare a meno dello smartphone in vacanza?
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