Cos’è il carico mentale e come alleggerirlo

Cura della famiglia, lavoro, impegni: tutto contribuisce al tuo carico mentale. Gestirlo e non lasciarti sopraffare è importante. I nostri consigli

La nostra mente è come una macchina: ha bisogno di energia per andare avanti,ha dei limiti di carico, è sottoposta a usura. Quando il carico mentale è eccessivo, inizia a danneggiarsi.

Cosa si intende per carico mentale

Da un lato ci sono le soverchianti richieste della vita contemporanea: il lavoro, la famiglia, le relazioni, la cura di sé. Dall’altro ci siamo noi, con i nostri limiti, la stanchezza, il nostro umano bisogno di riposo.

Da qualche anno parliamo di tali limiti naturali in termini di «mental load», carico mentale appunto: un’idea che si è sviluppata nel campo dell’ergonomia cognitiva, sempre più rilevante per valutare il nostro rapporto con il tempo, la vita e le richieste della società.

La vita come “lista di doveri”

La nostra è la società più stressata della storia: secondo il World Mental Health Report dell’OMS ansia e depressione affliggono più di mezzo miliardo di esseri umani. Se sei donna, rischi maggiormente di soffrirne. Se sei madre, sei un soggetto ancora più a rischio, perchè ancora oggi il  71 per cento delle mansioni quotidiane e il 65 per cento di quelle genitoriali ricadono su di te. Nonostante tutte le campagne di sensibilizzazione e gli avanzamenti sociali, il compito di coniugare vita privata, famiglia e lavoro è ancora sbilanciato sulle donne.

Secondo l’OCSE, le donne globalmente svolgono fino a dieci volte più «lavoro non pagato di cura» rispetto agli uomini: i bisogni dei figli che crescono e dei genitori che invecchiano, la gestione della casa e della vita familiare, il peso della salute e del benessere di tutti ricadono ancora su di loro.

È la trasformazione della vita in un’infinita lista di compiti piccoli e grandi da spuntare per arrivare alla fine della giornata, della settimana e del mese, un carico che usura la mente e la porta verso il collasso, quello che tecnicamente si chiama burnout, cioè, letteralmente, bruciarsi.

Il circolo vizioso della fatica

Secondo dati raccolti da LinkedIn, e diffusi dall’Unicef, negli Stati Uniti (ma sono numeri chiaramente applicabili anche all’Unione Europea) le donne sono più stressate degli uomini al lavoro (74 per cento contro 61 per cento), proprio perché arrivano ai compiti professionali già drenate da questo carico mentale legato alla famiglia e alla vita privata, che è allo stesso tempo invisibile e terribilmente reale.

E il risultato è che – secondo uno studio di Great Place to Work e Maven – le madri hanno il 23% delle probabilità in più di burnout lavorativo rispetto ai padri. Il risultato non è solo essere penalizzate al lavoro, ampliando il dramma della diseguaglianza di genere, della disparità di stipendi e prospettive professionali, ma anche il logorio sulla salute mentale e fisica.

Questa montagna di stanchezza porta problemi alla qualità del sonno, in un circolo vizioso in cui più si è affaticati e peggio si dorme e quindi ancora più , inoltre mette in difficoltà il sistema immunitario, compromette la qualità dell’alimentazione e quindi del metabolismo, crea difficoltà nelle relazioni umane, e amplifica i problemi di salute mentale. Insomma, questo carico mentale rischia di essere devastante, e va gestito prima che sia troppo tardi.

1) Impara a comunicare il tuo disagio

Il primo passaggio per gestire il carico mentale in eccesso senza farsi spezzare è farlo passare dall’invisibile al visibile.

Una cura essenziale contro lo stress causato da una suddivisione problematica dei compiti e della fatica con le persone della tua vita (che siano a casa o al lavoro) è comunicare, dire le cose che non vanno ad alta voce. Il carico mentale in fondo richiede un negoziato continuo: può apparire come una fatica aggiuntiva, perché a volte può sembrare più veloce e facile fare le cose da soli che chiedere aiuto ad altri, ma è l’unica cosa che nel lungo termine porta risultati stabili.

2) Metti dei limiti

Il peso della vita non sparisce, può essere almeno condiviso. E qui viene il secondo passaggio importante: mettere dei limiti alle altre persone. Può essere un’altra strada difficile, perché spesso si tratta di persone a cui vogliamo bene, ma mettere un limite è un modo per preservare una relazione, quindi avere cura dell’amore, dell’affetto o della stima che ci legano agli altri.

3) Prendi sul serio il riposo

C’è invece qualcosa che dobbiamo tutti imparare a non rendere negoziabile, ed è il riposo.

Uno dei consigli chiave che offre la psicologia contemporanea rispetto all’alleviare il carico mentale è prendere il riposo sul serio quanto prendiamo sul serio il lavoro o la vita familiare: programmandolo, difendendolo, dandogli importanza, attuandolo fino in fondo.

Ci sono tante declinazioni del concetto di «riposo preso sul serio». Il primo è crearti e coltivare spazi della cura di te, che ti facciano bene e che non abbiano uno scopo o una produttività. Ognuno ha il suo: cura del corpo, yoga, sport, ballo, sonno, lettura, prendersi cura delle passioni o degli interessi, a volte semplicemente divertirsi.

Un’altra forma di riposo importante da attuare è quella digitale: nella vita contemporanea la quantità di stimoli e sollecitazioni che arrivano dai nostri dispositivi può essere estenuante, quasi un lavoro a parte. Spegnere, disconnettersi durante i momenti di riposo (le sere, i weekend), o normalizzare il fatto che si può rispondere in ritardo a un messaggio sono sicuramente strategie che possono alleggerire il tuo carico mentale. Qui trovi i nostri consigli per il detox digitale.

Infine: considera la psicoterapia. Non solo è una risorsa da prendere in considerazione, ma anche un grande regalo da fare a se stessi. Un percorso di questo tipo non è solo da attivare in caso di emergenza o quando si sta davvero male, ma anche e soprattutto prima di arrivare a quel punto.

Hai delle strategie per alleggerire il tuo carico mentale? Raccontacelo.

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