Il Fondo Monetario Internazionale ha diffuso il nuovo World Economic Outlook: sulla crescita pesa ancora l'incognita della pandemia
Diario di bordo, 650esimo giorno di navigazione nella pandemia di Covid-19. La ripresa economica globale continua, ma la pandemia non si decide ancora a piegare la testa. E dunque? In questo articolo ti spieghiamo quali sono le previsioni sul World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale.
Come ricorderai, il World Economic Outlook è uno dei principali diari nei quali sono annotati fatti e numeri riguardanti, fra le altre cose, la nostra perigliosa navigazione in un’emergenza sanitaria che non ha precedenti. Per lo meno, non in questo secolo.
Quali sono le previsioni del Fondo Monetario?
Secondo il Fondo, le linee di faglia aperte dal Covid-19 oggi paiono un po’ più serie, tanto che le divergenze a breve termine potrebbero lasciare segni duraturi sulle performance a medio termine. L’accesso alle vaccinazioni e il supporto politico precoce costituiscono i principali fattori di divario. In generale, la rapida diffusione della variante Delta e la minaccia di nuove varianti hanno aumentato l’incertezza su quanto velocemente possa essere superata la pandemia.
Questa la cornice. Ma veniamo ora alle previsioni. Nel 2021, secondo il Fondo Monetario, l’economia globale dovrebbe crescere del +5,9%, mentre il prossimo anno l’incremento dovrebbe attestarsi al +4,9%. Quanto alla previsione per quest’anno, si tratta di 0,1 punti percentuali in meno rispetto al World Economic Outlook di aprile e di luglio.
“La revisione al ribasso per il 2021 riflette il declassamento delle economie avanzate, in parte per via dell’interruzione delle forniture, e dei Paesi in via di sviluppo a basso reddito, in gran parte a causa del peggioramento delle dinamiche pandemiche. Tutto ciò”, si legge nel documento, “è parzialmente compensato da prospettive a breve termine più forti presso alcune economie emergenti e in via di sviluppo che esportano materie prime”.
Cosa dire (e cosa aspettarsi) sull’inflazione?
I tassi d’inflazione sono aumentati rapidamente negli Stati Uniti e in alcune economie emergenti e in via di sviluppo. Nella maggior parte dei casi, l’incremento riflette gli squilibri tra domanda e offerta legati alla pandemia e i prezzi delle materie prime decisamente più alti rispetto a un anno fa.
“Nella maggioranza dei casi, le pressioni sui prezzi dovrebbero attenuarsi nel 2022. In alcune economie emergenti e in via di sviluppo, ci si aspetta che tali pressioni persistano a causa dei prezzi elevati dei prodotti alimentari, degli effetti ritardati dei costi più alti del petrolio e del deprezzamento del tasso di cambio che fa salire i prezzi dei beni importati”.
Non solo. C’è poi tutto il discorso delle politiche monetarie, che finora si sono confermate accomodanti. Qualora però gli squilibri tra domanda e offerta indotti dalla pandemia restassero in campo più a lungo del previsto, si potrebbe materializzare il rischio di un’inflazione persistente. Il che produrrebbe più sostenute pressioni sui prezzi e un incremento delle aspettative di inflazione, che nelle economie avanzate spingerebbero a una normalizzazione monetaria più rapida del previsto.
Al momento, “una grande incertezza circonda le prospettive dell’inflazione”. Incertezza che deriva da una serie di fattori, tra i quali il percorso che prenderà la pandemia.
Preoccupa l’eventualità di una variante più aggressiva
La principale fonte di preoccupazione per il Fondo Monetario Internazionale è che emergano varianti più aggressive del SARS-CoV-2 prima che si riesca a raggiungere una diffusa vaccinazione. Accelerare la vaccinazione della popolazione mondiale rimane quindi la massima priorità politica, mentre in parallelo è bene continuare a spingere su test diffusi e investimenti nelle terapie. Un ritmo vaccinale più sostenuto “salverebbe milioni di vite, aiuterebbe a prevenire l’emergere di nuove varianti e accelererebbe la ripresa economica globale”, sottolinea il documento recentemente diffuso dal Fondo Monetario.
Dallo stesso FMI è d’altro canto arrivata una proposta per fissare passi concreti ed economicamente vantaggiosi onde vaccinare almeno il 40% della popolazione in ogni Paese entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022.
Le priorità secondo il Fondo Monetario Internazionale
A livello nazionale, il mix di politiche dei governi dovrebbe continuare a essere adattato alle condizioni pandemiche ed economiche locali, tenendo presente che:
- per quanto gli imperativi di politica fiscale dipendano dall’evoluzione della pandemia, la spesa per l’assistenza sanitaria resta la priorità;
- le banche centrali dovranno essere preparate ad agire rapidamente nel caso in cui la ripresa si rafforzi più velocemente del previsto o i rischi di aumento delle aspettative di inflazione diventino tangibili, ma oggi più che mai serve una comunicazione trasparente e chiara sulle prospettive di politica monetaria;
- è importante affrontare tutte le sfide dell’economia post-pandemica, a cominciare dalle nuove opportunità di crescita legate alla tecnologia verde e alla digitalizzazione.
Senza dimenticare l’emergenza climatica. È fondamentale raddoppiare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, considerato che le azioni e gli impegni attuali non sono sufficienti per prevenire un pericoloso surriscaldamento del pianeta.
La comunità internazionale dovrebbe infine risolvere le tensioni commerciali e invertire le restrizioni messe in atto nel biennio 2018-2019, rafforzare il sistema commerciale multilaterale regolamentato e completare l’accordo su una tassa minima globale che aiuti a sostenere gli investimenti pubblici.
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