Avrai sentito parlare spesso di rating o declassamento del debito sovrano dell’Italia. Ecco a cosa servono e come vengono formulati i giudizi delle agenzie di rating
Nei mesi scorsi – a fine aprile, per la precisione – l’agenzia Fitch ha annunciato una riduzione del rating dell’Italia a BBB-, l’ultimo gradino prima del livello “junk”, spazzatura, alzando però l’outlook a “stabile”. “Il downgrade riflette il significativo impatto del coronavirus sull’economia italiana e sulla posizione di bilancio”, ha fatto sapere Fitch, che prevede per l’Italia una contrazione del Pil dell’8% nel 2020. L’outlook stabile riflette invece l’idea che gli acquisti della Bce faciliteranno la risposta dell’Italia alla pandemia e allenteranno i rischi di rifinanziamento.
Probabilmente avrai già letto notizie simili, in cui si parla di rating, downgrade, declassamenti e agenzie. Ma cosa indicano davvero questi termini? Cosa sono e cosa fanno le agenzie di rating? A cosa serve il loro lavoro? Proviamo ad andare un po’ più a fondo rispetto alla mera cronaca dei fatti e a capire davvero di cosa stiamo parlando.
Cosa sono le agenzie di rating. Sono società private e indipendenti che assegnano a Stati e aziende valutazioni sintetiche circa il loro profilo di rischio di credito. In pratica, emettono un giudizio sulla solvibilità di aziende e Stati, ovvero sulla loro capacità di pagare le cedole e restituire il capitale all’investitore. Questi “voti” – sottoposti a revisioni periodiche – servono:
Come si stabilisce il rating? Per emettere il giudizio sulla qualità del debito di una società, l’agenzia di rating si basa su fattori sia quantitativi sia qualitativi.
Le principali agenzie di rating, dette anche “le tre sorelle del rating”, sono Standard and Poor’s, Moody’s e Fitch, tutte nate nella prima metà del ‘900. I giudizi che esprimono si differenziano leggermente tra loro nella forma, ma non nella sostanza. Eccoli:
Come si leggono le valutazioni? Al di là delle diciture specifiche, si può notare che tutti i giudizi sono espressi in lettere dalla A alla D:
Le valutazioni delle agenzie di rating si possono dividere in due grandi famiglie:
Al peggiorare del giudizio – e quindi all’aumentare del rischio default dell’emittente – sale il tasso di interesse, ovvero il rendimento richiesto dall’investitore come remunerazione per l’accresciuto rischio di cui si fa carico. Esattamente come accade ai titoli di Stato italiani: avete presente l’allargamento dello spread? Esso indica l’aumento del rendimento dei BTP rispetto a quello del Bund tedesco di pari durata.
Come è messa l’Italia? Al momento l’Italia si posiziona al limite inferiore del livello “investment grade” per tutte e tre le agenzie.
Il rating è utile? Il rating aiuta il mercato finanziario a stabilire un giudizio sintetico sul soggetto analizzato; questo perché analizza tanti dati, sia quantitativi (dai bilanci a delle statistiche macro di un Paese) sia dati qualitativi (notizie aziendali, reputazione, management, qualità del Governo).
Il risultato del giudizio è inversamente proporzionale alla probabilità di default dell’istituto analizzato: un maggior rating equivale a una minore probabilità di default.
Certo, le agenzie di rating non sono infallibili ed è vero che il loro giudizio potrebbe essere troppo semplicistico e basato su alcune considerazioni qualitative non meglio specificate dalle stesse agenzie.
Va detto però che nei casi in cui gli investitori e le istituzioni finanziarie internazionali non hanno familiarità con un Paese o una società, può essere utile un sistema di rating centralizzato, che fornisce importanti informazioni per verificare la bontà di credito della controparte.
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