Molti connazionali rimangono sospettosi nei confronti dei mercati finanziari e preferiscono restarne fuori: colpa anche della scarsa educazione finanziaria
Gli italiani sono mediamente più ricchi rispetto al resto dei risparmiatori europei, ma investono di meno (anche se il tasso di risparmio è in lieve aumento per la prima volta dal 2014): non si fidano del sistema finanziario, spesso perché non lo conoscono – e la mancanza di conoscenza crea disagio. Ma allo stesso tempo non si sforzano di approfondire le loro competenze.
Il tutto in un contesto in cui la popolazione continua a invecchiare, più che nel resto d’Europa: nel 2017 l’età mediana si è attestata in Italia a circa 46 anni (in Europa il dato è di 43 anni), mentre la quota di persone oltre i 65 anni dovrebbe toccare, nel 2025, il 25% del totale (22% il dato europeo).
A scattare l’istantanea su “L’approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane” per il 2019 è la Consob, che ha raccolto le risposte di 3.058 individui, rappresentativi dei decisori finanziari italiani.
Educazione finanziaria, questa sconosciuta. Ne emerge una chiara conferma: agli italiani la finanza non interessa particolarmente, nemmeno se si parla di concetti che li riguardano molto da vicino, come la gestione dei propri risparmi. Basti pensare che, in linea con le rilevazioni degli anni precedenti, il 21% degli intervistati non conosce nessuna delle nozioni di base – inflazione, relazione rischio/rendimento, diversificazione, caratteristiche dei mutui, interesse composto – tantomeno di quelle avanzate (riferite ai titoli obbligazionari) proposte nell’ambito dell’indagine. Solo il 12% mostra padronanza di quattro dei sette concetti presentati e appena il 2% li definisce tutti in modo corretto.
Non solo: oltre il 30% del campione ha dichiarato di non conoscere nessuno dei prodotti finanziari teoricamente più noti al pubblico, come conto corrente, azioni, obbligazioni, fondi comuni e Bitcoin. Quanto alla capacità di riconoscere il livello di rischio associato ai differenti prodotti finanziari, il 50% degli individui indica le azioni come il prodotto più rischioso, associandovi una maggiore volatilità, un maggior rischio di liquidità e un maggior rischio di perdita del capitale.
Quanto investono gli italiani? Fin qui le conoscenze in astratto. Ma come investono, nei fatti, le famiglie italiane? Alla fine del 2018, si legge nel report della Consob, “il 30% delle famiglie italiane dichiara di possedere almeno un’attività finanziaria, rappresentata da fondi comuni e titoli di Stato italiani, rispettivamente nel 26% e nel 18% dei casi (in linea con il 2018)”. Significa che c’è un enorme bacino di potenziali investitori che si ostinano a tenere i propri risparmi parcheggiati sui conti correnti. I motivi che allontanano queste persone dai mercati finanziari sono, a loro detta, principalmente due:
- la carenza di risorse finanziarie (ma spesso semplicemente si ignora che per iniziare a investire basta poco e che non servono necessariamente enormi capitali – pensiamo ai Piani di Accumulo);
- la mancanza di fiducia nel sistema finanziario (come detto, spesso la scarsa conoscenza genera disagio e sospetto).
Vediamo quindi come si articolano mediamente i portafogli di chi ha deciso di investire i propri risparmi.
Socialmente responsabile a chi? Per concludere la panoramica, un cenno sugli investimenti sostenibili e socialmente responsabili, ancora praticamente sconosciuti ai più. Anche quest’anno, infatti, il 60% degli intervistati dice di non averne mai sentito parlare e solo il 5% si ritiene bene informato a riguardo. Tra gli investitori (che, lo ricordiamo, sono il 30% del totale), solo il 5% dichiara di avere prodotti SRI nel proprio portafoglio. Ma la situazione potrebbe cambiare, osserva Consob, che auspica un aumento dell’attenzione di pari passo con la crescente sensibilità dell’opinione pubblica alle tematiche ambientali.
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