Sembra poco corretto da dire, ma è così: le persone di bell’aspetto sono favorite, anche nel mondo del lavoro. Colpa di un bias cognitivo: l’“effetto alone”
L’apparenza conta. Non dovrebbe essere così, non è “politicamente corretto”. Eppure la bellezza aiuta, e molto. Anche nella vita professionale. Tradotto: chi è attraente tende a guadagnare di più.
Nessuna cattiveria o discriminazione: si tratta di un vero e proprio bias cognitivo, che agisce sulla nostra psiche senza che nemmeno ce ne rendiamo conto. Ha anche un nome – effetto alone – ed era noto già negli anni ’20 del 900.
“Effetto alone” all’opera. Vediamo di che si tratta. Ipotizziamo di andare a incontrare per la prima volta un agente immobiliare – o un consulente finanziario – e, vedendolo da lontano, di trovarlo attraente. Risultato? Prima ancora di parlargli e di decidere se affidargli la vendita della nostra casa o la gestione dei nostri risparmi, nella nostra mente si è creata un’impressione positiva su questa persona.
Ecco spiegato l’effetto alone: scatta quando prendiamo un’unica caratteristica di un individuo – come appunto la bellezza – e la usiamo come “proxy” per valutare la persona nel suo complesso. Insomma, più un individuo è di bell’aspetto, più saremo disposti a credere che sia anche una brava persona. Questo bias cognitivo plasma le nostre vite professionali molto più di quanto possiamo anche solo immaginare.
Un po’ di numeri. Diversi studi hanno riscontrato che nei settori in cui le interazioni “vis-à-vis” sono più frequenti, come la politica o la legge, l’enfasi sull’aspetto esteriore raggiunge livelli particolarmente elevati. Il che ha ricadute anche molto concrete: le persone attraenti tendono per esempio a essere pagate di più. Daniel Hamermesh, psicologo dell’Università del Texas che studia la bellezza sul posto di lavoro, ha calcolato che se una persona ritenuta molto attraente può arrivare a guadagnare 1,69 milioni di dollari in 40 anni di carriera (stimando circa 20 dollari l’ora), una persona di pari grado ma con una bellezza ritenuta sotto la media arriverebbe solo a 1,46 milioni di dollari nello stesso arco di tempo.
E quello di Hamermesh non è uno studio isolato: diversi economisti hanno scoperto – lavorando su un campione di americani e canadesi – che le persone di bell’aspetto arrivano a guadagnare dal 12% al 14% in più rispetto a persone di aspetto ordinario. E un altro studio – condotto utilizzando candidature fittizie – ha rilevato che i candidati più “bellocci” avevano maggiori probabilità di essere assunti, a prescindere dalle loro competenze – insomma, l’aspetto contava più delle qualifiche professionali.
Ma per qualcuno non si tratta solo di un bias comportamentale che scatta in chi si interfaccia con una persona attraente. Stando a Markus M. Mobius, professore di scienze dell’informazione presso l’Università del Michigan, le ragioni per cui gli individui di bell’aspetto hanno più successo nella vita hanno a che fare anche con il modo in cui il proprio aspetto fisico plasma il carattere di ciascuno.
In altre parole, le persone fisicamente attraenti tendono a sentirsi più sicure di sé e questo le porta a essere più proattive e intraprendenti e, in definitiva, ad affermarsi sul lavoro. Certo, è vero anche che i datori di lavoro – proprio a causa dell’effetto alone – tendono erroneamente a considerare più abili i dipendenti di bell’aspetto.
Una vera e propria “skill” professionale. Insomma, può sembrare brutto da dire, ma prendersi cura della propria immagine può essere davvero utile per aumentare le proprie probabilità di trovare un lavoro o di fare carriera. E alcuni headhunter ne tengono conto tra le “soft skill” più ricercate. Hamermesh ne è convinto, l’apparenza conta. Al punto da suggerire, se proprio la bellezza non è tra i nostri punti di forza, di evitare le professioni in cui l’aspetto fisico è particolarmente importante.
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