Arrivano le prime previsioni sull’impatto della pandemia sull’economia globale. L’Ocse evidenzia come l’emergenza sanitaria continuerà a mettere a dura prova la ripresa del tessuto economico
La pandemia innescata da COVID-19 è una crisi sanitaria globale senza precedenti a memoria d’uomo. Ha scatenato la più grave recessione economica da quasi un secolo a questa parte e sta causando enormi danni alla salute, al lavoro e al benessere di tutti noi. Ma come reagiranno le economie di tutto il mondo allo shock appena vissuto? Secondo l’ultimo report firmato Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, le previsioni di crescita per il 2020 non sono delle migliori: l’economia mondiale è «appesa ad un filo» e le prospettive sono «molto incerte». Gli scenari prospettati sono infatti molto diversi da quelli previsti dall’organizzazione parigina ai primi di marzo, prima dell’inizio del lockdown. E se a inizio anno aveva stimato per l’Italia una crescita zero nel 2020 e una ripresa dello 0,5% nel 2021 ora le cose sono molto diverse.
Le prospettive globali? Sono molto incerte. Lo abbiamo visto: le misure di distanziamento sociale che abbiamo dovuto affrontare in questi ultimi mesi sono riuscite a rallentare la diffusione del virus e a ridurre il numero di morti, ma hanno anche congelato l’attività commerciale in molti settori, ampliato le disuguaglianze, messo a dura prova l’istruzione e minato la nostra fiducia nel futuro. Ora siamo nella fase due, i commercianti hanno riaperto, le aziende sono tornate a produrre e tutti noi stiamo cercando di ripartire e di risollevare le sorti delle nostre vite.
Ma abbiamo passato quasi metà anno in casa e l’economia – per quanto ottimisti possiamo essere- ne soffrirà inevitabilmente. Secondo l’Ocse, anche se con l’allentamento delle restrizioni, il percorso verso la ripresa economica è iniziato, l’outlook futuro rimane altamente incerto e vulnerabile a una seconda ondata di infezioni – che sì, speriamo non accada mai -.
Per l’Organizzazione parigina ci attendono due scenari possibili:
- Scenario “a un’ondata”: ecco lo scenario che tutti vogliamo. L’arrivo di una seconda ondata del virus viene evitata. L’attività economica mondiale calerebbe del 6% nel 2020 e la disoccupazione salirebbe a fine anno al 9,2% dal 5,4% del 2019. In ogni caso, entro il 2021 si perderebbero quasi cinque anni di crescita dell’economia globale.
- Scenario a “due ondate”: qui l’Ocse ipotizza l’arrivo di una seconda ondata di infezioni che ci colpisce prima della fine dell’anno. In questo caso, un nuovo focolaio di infezioni innescherebbe un ritorno al blocco, la produzione economica mondiale crollerebbe del 7,6% quest’anno, prima di risalire al 2,8% nel 2021. Il tasso di disoccupazione raddoppierebbe per arrivare a quasi al 10%, con una scarsa ripresa dei posti di lavoro entro il 2021.
Le previsioni come vediamo non sono di certo rosee, ma ci aiutano a quantificare le perdite del tessuto economico -dopo aver fatto un bilancio di quello che abbiamo perso a livello personale.
Gli scenari possibili per il nostro Paese. L’Ocse non ha solo parlato di economia globale, ma ha redatto per ogni Paese membro dell’organizzazione un possibile “economic outlook” per il 2020. I due scenari per l’Italia ci vedono come una delle economie più colpite, ma anche più in grado di rialzarsi. Eh sì perché il nostro bel Paese, oltre ad aver reagito bene e tempestivamente al diffondersi della pandemia, sarà in grado di reagire efficacemente mettendo in campo le misure giuste. Ma vediamo nel dettaglio i due scenari previsti per l’Italia:
- Scenario “a un’ondata”: il PIL dovrebbe diminuire dell’11,3% nel 2020 e recuperare il 7,7% nel 2021. La produzione industriale italiana reagirebbe rapidamente a seguito dell’abolizione delle misure di confinamento, il turismo e molti servizi legati ai consumi si riprenderebbero e aiuterebbero l’economia a risollevarsi. Il debito pubblico passerebbe dal 134,2% del 2019 al 158,2% del 2020, per poi riscendere al 152,2% del 2021.
- Scenario a “due ondate”: il Pil diminuirebbe del 14% nel 2020 prima di recuperare il 5,3% nel 2021. Il debito pubblico passerebbe dal 134,8% del Pil del 2019, al 169,9% del 2020, per poi riscendere al 165,5% nel 2021.
Il governo sta comunque reagendo bene secondo l’Ocse, sostenendo i redditi e la domanda dei lavoratori attraverso trasferimenti e programmi di lavoro a orario ridotto e incrementando la liquidità delle imprese garantendo prestiti, rinviando il pagamento delle imposte e offrendo crediti d’imposta. Tutto necessario per attutire l’impatto della crisi, ma, per i settori che subiscono forti perdite di domanda, come il turismo, la politica dovrà aiutare le imprese e i lavoratori a migliorare le loro competenze e a innovare.
La nostra industria si riprenderà rapidamente? Nello scenario migliore sembra proprio di sì: la ripresa sarà rallentata per questi primi mesi dal perdurare delle restrizioni alla circolazione e delle misure sanitarie, insieme alla scarsa fiducia e alla debole domanda di esportazioni. Mentre si ipotizza che tolte tutte le restrizioni a viaggi ed esportazioni il turismo e il commercio potrebbero ripartire rapidamente, alleviando le conseguenze della crisi. Ma, secondo l’organizzazione parigina, a livello statale si può fare ancora di più; per accelerare la ripresa l’Ocse chiede infatti un robusto sostegno fiscale, una spesa pubblica «ben mirata» e tesa a sostenere i più vulnerabili e a fornire gli investimenti necessari per una ripresa sostenibile.
E poi ci si dovrà occupare del fatto che Paesi, imprese e molte persone avranno un debito maggiore da sostenere e con cui dovremmo prima o poi fare di nuovo i conti.
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