Vediamo di far luce su due espressioni molto usate dai gestori: "top-down" e "bottom-up". Indicano approcci differenti, ma caratterizzati dallo stesso obiettivo, alla costruzione di un portafoglio
Mettiamo che adesso noi pronunciassimo questa frase: “il nostro obiettivo è individuare idee di investimento attraverso l’analisi dei titoli bottom-up, ma senza trascurare le considerazioni top-down”. Voi cosa potreste dire che aver capito? Non improvvisate e non abbiate paura di ammettere che non avete idea di che cosa questo significhi. Siamo qui proprio per spiegarvelo.
Meno obbligazioni, più risparmio gestito. Partiamo da un dato tratto dall’ultima “Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani” del Centro Einaudi. Nell’anno in esame – il 2017 – è emerso un ulteriore calo della percentuale di italiani che operano sul mercato dei titoli obbligazionari, complici il prolungato periodo di tassi d’interesse vicini allo zero e la progressiva presa di coscienza che il rischio di credito non è poi così remoto. Dalle obbligazioni gli investitori intervistati nell’ambito dell’indagine sono usciti in due direzioni: la liquidità e il risparmio gestito. Quest’ultimo, in particolare, sta sostituendo le obbligazioni al top della classifica delle forme preferite di investimento finanziario, ottenendo la soddisfazione del 79,7% degli investitori, a fronte del 68,6% delle obbligazioni.
Come funziona un fondo comune. Il più noto prodotto di risparmio gestito è il fondo comune. Immaginate un salvadanaio in cui confluisce il denaro di due o più investitori: quel denaro non rimane nel salvadanaio ma viene investito in azioni o in bond, a seconda di cosa prevede il regolamento del fondo stesso. L’obiettivo è ottenere da ogni titolo il rendimento più soddisfacente possibile stante un grado di rischio accettabile e ragionevole, anche qui in linea con il regolamento (e quindi con la natura) del fondo. Il quale si chiama “comune” proprio perché raccoglie e a sua volta investe i soldi di diversi investitori. Ora, in che modo il gestore del fondo comune alloca i soldi raccolti presso gli investitori? Insomma, come decide dove metterli? Lo fa secondo una sua serie di criteri. Al di là delle differenti strategie di gestione, però, possiamo dire che gli approcci sono fondamentalmente due: top-down e bottom-up.
Dall’alto verso il basso: il top-down. L’approccio top-down, come suggerisce il nome, parte dal generale per arrivare al particolare. Il primo passo consiste nello stabilire come distribuire le risorse fra le varie macro asset class (azionario, obbligazionario, monetario, etc.). Si prosegue con l’attribuzione dei pesi alle aree geografiche o ai settori: quanti Stati Uniti, quanto Giappone, quanta Europa, quanti Emergenti, e via dicendo; poi quanti titoli tecnologici, finanziari, energetici, dell’auto, eccetera. L’ultimo step è l’individuazione degli strumenti.
Dal basso verso l’alto: il bottom-up. L’approccio bottom-up è l’esatto contrario e si fonda su una logica che, appunto, parte dal basso, ossia dalla selezione dei singoli titoli o mercati: in sostanza, in questo caso si vanno a scegliere i titoli o i mercati con le prospettive ritenute migliori, al di là del contesto generale. L’allocazione è dunque il risultato della somma di tanti “mattoncini”.
Un mix dei due approcci. I due approcci condividono il medesimo obiettivo, ossia quello di individuare i titoli che possano contribuire a far raggiungere al fondo un buon rendimento, a fronte appunto di un livello di rischio sensato. C’è da dire, comunque, che uno non esclude l’altro. E questo ci riporta alla frase dalla quale siamo partiti: “il nostro obiettivo è individuare idee di investimento attraverso l’analisi dei titoli bottom-up, ma senza trascurare le considerazioni top-down”. Ora sappiamo cosa significa: vuol dire che adottare un modello “misto”, che consente di inserire valutazioni e tecniche bottom-up, focalizzate sul singolo titolo o mercato, nella cornice di una riflessione top-down, per avere una panoramica più completa e maggiori chance di intercettare le opportunità più interessanti.
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