Quale potrebbe essere la traiettoria dell’inflazione una volta smaltiti gli effetti del lockdown? Oggi l’indice dei prezzi al consumo è su livelli minimi in Italia e in tutta Europa, ma ha senso aspettarsi un rimbalzo nei prossimi mesi?
I mesi di lockdown, la paura del contagio e le nuove modalità di consumo dettate dall’emergenza hanno inferto un duro colpo all’economia globale, con uno shock imprevisto sia lato domanda sia lato offerta. Ora che il momento più critico dell’emergenza sanitaria legata al coronavirus sembra finalmente alle spalle, si inizia a ragionare sul “post pandemia” e su tempistiche e modalità della ripresa economica che seguirà la peggiore recessione dal dopoguerra.
Lockdown e inflazione. A questo proposito, uno dei temi su cui gli economisti si interrogano è la possibile traiettoria dell’inflazione una volta smaltiti gli effetti del lockdown: cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi? Partiamo dai numeri: nel mese di maggio, proprio per effetto dell’emergenza coronavirus, il tasso annuo d’inflazione nei 19 Paesi dell’Eurozona è sceso allo 0,1% rispetto allo 0,3% di aprile, complice il crollo del 12% registrato dai prezzi del settore energia (-9,7% ad aprile) che ha sovrastato l’aumento del 3,3% registrato invece dagli alimentari. E in Italia la dinamica è ancora più evidente: a maggio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) al lordo dei tabacchi, rilevato dall’Istat, è risultato negativo, con una diminuzione dello 0,1% sia su base mensile sia su base annua.
Un piccolissimo ripasso. Ma che cos’è l’inflazione? In estrema sintesi, si parla di inflazione quando si ha un aumento generalizzato dei prezzi. Nelle economie di mercato, i prezzi di beni e servizi possono infatti variare in qualsiasi momento: alcuni aumentano, altri diminuiscono. Quando l’inflazione aumenta, un’unità di moneta consente di acquistare una minore quantità di beni e servizi rispetto a prima: si dice che la moneta perde potere di acquisto. Per calcolare l’inflazione si parte dalla costruzione di un “paniere”, cioè un insieme di beni e servizi rappresentativi dei consumi delle famiglie. Il paniere dei prezzi serve per elaborare l’indice dei prezzi al consumo, dato semplicemente dalla quantità dei beni per il relativo prezzo.
Cosa significano i numeri di maggio? Il calo immediato dell’indice dei prezzi al consumo in risposta al lockdown globale è dettato essenzialmente, come abbiamo visto, da un crollo dei prezzi dell’energia (il prezzo del petrolio è passato in due mesi da circa 50 dollari al barile a circa 10 dollari al barile di fine di aprile) e dall’arresto dei consumi privati (ad eccezione delle spese per beni di prima necessità). Va segnalato però che, parallelamente, si è delineato un fenomeno di forte inflazione sui beni alimentari su scala globale.
In Italia per esempio, mentre le utilities e le spese associate ai trasporti hanno subìto la contrazione maggiore (-4,5% e -2,3% rispettivamente) guidate dal calo dei prezzi dell’energia, sui beni essenziali si è infatti registrato un aumento dei prezzi consistente, che ha riguardato non solo gli alimentari, ma anche i servizi ricettivi e di ristorazione, il commercio di abbigliamento e di calzature.
Ma il rialzo dei prezzi dei beni essenziali in un contesto generale di inflazione negativa o nulla ha riguardato a maggio 2020 tutte le principali economie industrializzate, ad eccezione della Cina. Le ragioni sono molteplici. Tanto per cominciare, dal lato dell’offerta la filiera alimentare è stata tra le poche a non subire interruzioni nemmeno nei momenti massima chiusura delle attività produttive. Ma i problemi logistici e le nuove procedure “anti contagio” hanno comportato costi extra che sono stati scaricati a cascata sui consumatori finali. Sul lato della domanda ha influito invece una maggiore propensione ad accumulare scorte in ottica prudenziale.
Prospettive per il futuro. Se la capacità produttiva sembra pronta per tornare a livelli di normalità abbastanza in fretta, la propensione al consumo potrebbe rimanere compressa ancora per un po’, per effetto del distanziamento sociale, dell’aumento della disoccupazione e dell’incertezza circa una nuova ondata di contagi, tutti fattori che tendono a deprimere la domanda. Risultato? La ripresa dell’inflazione si farà attendere ancora. Anzi. Nel medio termine, lo scenario più probabile è quello di una deflazione globale, la cui gravità dipenderà dalla velocità con cui le economie industrializzate riusciranno a rialzare la testa. Tutte le principali istituzioni monetarie internazionali riflettono queste aspettative nei loro outlook.
L’inflazione tornerà (prima o poi). Detto questo, ci sono alcuni segnali che lasciano presagire un ritorno dell’inflazione, non appena le condizioni saranno favorevoli. Come scrive Il Sole 24 Ore, grazie agli stimoli fiscali e monetari varati dai governi e dalle banche centrali si è registrato infatti un aumento massiccio delle disponibilità monetarie delle imprese – risorse che potrebbero essere liberate immediatamente nell’economia se le prospettive di fondo dovessero migliorare, ad esempio con l’arrivo di un vaccino efficace.
Paradossalmente però, l’economia globale non sarebbe pronta a supportare un simile shock positivo della domanda, visto che lato offerta è in atto una consistente riduzione della capacità produttiva e dell’occupazione nei settori dell’energia, dei trasporti e del turismo che potrebbe generare delle forti strozzature nel caso di un improvviso ritorno della domanda. Di qui, una possibile fiammata inflazionistica. Meglio farsi trovare pronti.
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