Ormai nel pieno della fase 2, gli uffici cominciano a riaprire. Si scoprono i pro e contro della “nuova normalità”. Ecco cos’abbiamo imparato dal lockdown e come cambierà il nostro modo di lavorare nel futuro
Ti stai domandando se il modo in cui hai lavorato durante la pandemia cambierà quello in cui lavorerai d’ora in poi o se tornerà tutto come prima? Non sei l’unico.
Prima dell’esplosione della pandemia l’ufficio era il centro della vita lavorativa di molte persone. Con il lockdown invece, molti lavoratori si sono trovati a sperimentare, in molti casi per la prima volta, nuove modalità di lavoro a distanza. Ora che le misure di restrizione si sono allentate ma che l’emergenza è ancora alle porte, siamo entrati in una nuova fase di normalità dove il bisogno delle persone di “incontrarsi” coesiste, e in qualche caso si scontra, con le preoccupazioni per la sicurezza e la salute. Turnazioni, uso di guanti e mascherine, misurazione della temperatura, maggiore distanza fisica, alternanza ufficio e smart working: questa è la “nuova normalità”. Sarà destinata a durare o è solo un passaggio temporaneo in attesa del ritorno all’era pre-covid?
Lo smart working ci farà lasciare le città? Uno dei cambiamenti più significativi avvenuti nel corso della pandemia riguarda senza dubbio lo smart working. La maggior parte delle aziende ha imparato ad operare in remoto, scoprendo che il telelavoro può essere molto efficace e diventare una realtà duratura, da sfruttare anche al di là dell’emergenza. Il coronavirus, infatti, ha forzato sia il ritmo che la portata dell’innovazione sul posto di lavoro: le imprese sono state costrette a fare di più con meno e molte stanno trovando modi migliori, più semplici, veloci e meno costosi per operare, realizzando di non voler tornare indietro.
Basti a pensate ai big del web, Twitter, Google e Facebook: il primo ha optato per uno smart working a tempo indefinito, mentre le altre due tech company concederanno il telelavoro a tutti i dipendenti almeno fino alla fine del 2020.
Ma non sono solo le aziende high-tech a pensarla così: un sondaggio condotto da Gartner il 30 marzo, che ha interpellato 317 direttori finanziari e leader della finanza, ha rilevato che circa 3 su 4 intendono “spostare almeno il 5% della loro forza lavoro in posizioni remote in modo permanente post-covid 19”.
Da questo potrebbero derivare due scenari: da una parte le conoscenze e le competenze diventeranno il punto di forza, a discapito di posizione e prossimità alla sede lavorativa, dall’altro si potrebbe sviluppare la tendenza dei lavoratori a spostarsi verso zone più periferiche o fuori città, non avendo più la necessità di recarsi tutti i giorni in ufficio.
Implicazioni per la gestione delle persone. Al di là dei cambiamenti negli spazi fisici dell’ufficio, le aziende dovranno anche adattare le loro politiche di gestione del personale.
Alcune pratiche tipiche del mondo HR dovranno essere riviste per tenere conto delle nuove modalità flessibili di lavorare, che prevedono un maggiore uso della tecnologia e la necessità di distanziamento sociale, o quantomeno la possibilità di poterlo adottare in maniera rapida ed efficace. I datori di lavoro, ad esempio, potrebbero prendere in considerazione le indennità per i dipendenti che sostengono il costo del lavoro da casa, oppure potrebbero adottare dei sistemi di misurazione della produttività dei lavoratori. È evidente che per molti manager la mancanza di controllo “visivo” sui propri dipendenti sia un problema, essendo abituati a “vedere” le persone per assicurarsi che stiano lavorando. Scardinare questo tipo di retaggi culturali non è semplice e sicuramente richiederà del tempo.
Cosa ci aspetta? Nonostante le potenzialità dello smart working e i vantaggi sia per i dipendenti sia per i datori di lavoro, gli uffici non sono comunque destinati a sparire. Bisogna considerare il fatto che in molte professioni, soprattutto quelle che prevedono il lavoro in team, la condivisione di idee e il confronto immediato e diretto è fondamentale per raggiungere efficacemente alcuni obiettivi. Inoltre, molte persone hanno voglia di tornare in ufficio perché lo smart working non è sempre agevole, sia per questioni logistiche che di strumentazioni adeguate. Cosa accadrà dunque ai nostri uffici? Probabilmente li vivremo in modo diverso come molti di noi stanno facendo già ora. Lo scambio face to face, la condivisione di idee, la componente umana dei nostri rapporti lavorativi dovrà convivere con gel igienizzanti, misuratori di temperatura e un po’ di sana distanza sociale. Lo smart working potrebbe convivere con il lavoro d’ufficio e viceversa e probabilmente ci troveremo davanti un mix tra l’era pre-covid e alcuni elementi che si sono resi necessari con il lockdown. Se sia un bene o un male dipenderà da noi e da come impareremo a vivere la “nuova normalità”.
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