L’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente, ha cambiato veste: meno autocertificazione, più controlli, ma anche maggiore attenzione per chi si trova in difficoltà. Tutto quello che bisogna sapere su moduli e calcoli.
L’Isee, che cos’è e a che cosa serve. Acronimo di “Indicatore situazione economica equivalente”, dal 1998 l’Isee è lo strumento che misura la situazione economica delle famiglie italiane e serve allo Stato per decidere quanto far pagare determinati servizi, venendo incontro soprattutto alle esigenze di chi ha redditi più bassi. In base all’Isee, e in questo consiste il principale vantaggio legato al suo calcolo, si usufruisce di tariffe agevolate per la mensa scolastica, per gli asili nido, per servizi universitari ecc. Dallo scorso I gennaio l’Isee è stato ampiamente riformato attraverso la modifica dei parametri (redditi, patrimoni, numero dei componenti del nucleo familiare, qualità dei componenti) necessari al suo calcolo. Obiettivo della misura, spiega il ministero del Lavoro, è avere uno strumento più preciso per rilevare la condizione economica degli italiani ed eliminare eventuali incongruenze.
Stop all’autodichiarazione. La prima novità riguarda la dichiarazione necessaria per chiedere il calcolo Isee: solo una parte è affidata all’autodichiarazione, i dati fiscali più rilevanti sono compilati direttamente dalla pubblica amministrazione, consultando le banche dati dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate (esattamente come accade per il 730 precompilato). Come noto, l’Isee fa riferimento al reddito dell’ultima dichiarazione, che a sua volta si riferisce all’anno precedente. Se, però, il reddito ha subito una riduzione del 25% (nel caso in cui, per esempio, si perde il lavoro), il modello si aggiorna senza aspettare le solite lungaggini burocratiche (in questo caso, si parla di “Isee corrente”, cioè di un Isee temporaneo, a validità bimestrale, riferito a un periodo di tempo limitato). Il nuovo Isee, inoltre, ha una struttura modulare, con una base valida per quasi tutte le situazioni, e una serie di moduli aggiuntivi per situazioni particolari o prestazioni specifiche.
Una definizione di reddito più ampia. Altra novità riguarda i redditi da includere nella dichiarazione. Insieme al reddito complessivo ai fini Irpef, infatti, nel calcolo del nuovo Isee vengono valutati i redditi tassati con regimi sostitutivi o a titolo di imposta (quindi contribuenti minimi, cedolare secca sugli affitti, premi di produttività ecc.), i redditi esenti (quindi assegni al nucleo familiare, pensioni di invalidità, assegno sociale, indennità di accompagnamento, in pratica tutti i trasferimenti monetari ottenuti dalla Pubblica amministrazione), i redditi figurativi degli immobili non locati e delle attività mobiliari. Devono, quindi, essere dichiarati anche assegni di accompagnamento, assegni al nucleo familiare, borse di studio, pensioni di invalidità, cedolare secca, carte acquisti, indennità e ogni altra forma di reddito percepito a titolo di trattamento assistenziale, previdenziale o di sostegno erogato dalle Pubbliche amministrazioni. Nel nuovo Isee per gli immobili è preso in considerazione il valore catastale rivalutato, già utilizzato per il calcolo dell’Imu. Deve essere dichiarata anche la prima casa, che non concorrerà al calcolo se la sua rendita non supera il valore di 52.500 euro. Oltre ai patrimoni immobiliari, si devono dichiarare anche quelli mobiliari, in particolare conti correnti bancari e postali, possesso di titoli, depositi bancari e postali, fondi di investimento, carte di credito e ogni altra forma di investimento finanziario o in titoli.
Come richiedere il nuovo Isee. Per richiedere il nuovo Isee bisogna recarsi in un Caf o al Comune e compilare la Dsu 2015, cioè la “dichiarazione sostitutiva unica” propedeutica al rilascio dell’Isee. La Dsu riporta redditi familiari, proprietà, informazioni autodichiarate e quelle derivanti direttamente dagli archivi amministrativi dell’Agenzia delle entrate e dell’Inps. Sulla base della Dsu, l’Inps, dopo appositi controlli, stabilirà se approvare o meno la richiesta di agevolazioni. Entro quattro giorni lavorativi la Dsu sarà smistata in via telematica al sistema informativo dell’Isee gestito dall’Inps. Entro altrettanti giorni l’Inps procederà al calcolo dell’Isee sulla base di quanto dichiarato nella Dsu e dei calcoli incrociati. Concluso l’iter, il contribuente riceverà il proprio Isee dall’Inps. La Dsu si può compilare anche attraverso il portale dell’Inps. Ogni utente riceverà un codice Pin, che permetterà di completare l’operazione. Toccherà poi all’Inps analizzare la domanda Inps e decidere se accettare o meno la richiesta di prestazioni agevolate presentate dalle diverse famiglie.
Controlli più serrati. Grazie a sistemi automatizzati e incrociati, da gennaio i controlli sono diventati molto più frequenti. L’Agenzia delle Entrate, infatti, segnala all’Inps eventuali omissioni o difformità tra i dati inseriti nella dichiarazione Isee e quelli registrati nel Sistema informativo dell’Anagrafe tributaria. Se si dichiara di non possedere neanche un conto corrente, i controlli partono in automatico. Le Pubbliche amministrazioni potranno consultare in tempo reale i dati dell’Anagrafe tributaria e dell’Anagrafe dei conti correnti. In caso di eventuali difformità, scatta la segnalazione alla Guardia di Finanza.
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