Il tasso di disoccupazione in Europa sta ritornando ai livelli pre-crisi. Tuttavia, quando si parla di mercato del lavoro ci sono anche altri dati da considerare, uno tra tutti quello degli inattivi
Dopo aver raggiunto il massimo storico nel marzo 2013 con un tasso del 12,1%, la disoccupazione oggi è pian piano in calo e sembra stia tornando nuovamente ai livelli pre-crisi. Eppure, questo entusiasmo generale circa i dati sulla disoccupazione, a cui si attribuisce parte della recente ripresa dell’Eurozona, non tiene conto di alcuni fattori che sono invece da considerare, come ad esempio il tasso di popolazione inattiva.
Il tasso di inattività, cos’é? Se il tasso di disoccupazione confronta il numero di persone disoccupate con la forza lavoro, cioè con chi partecipa attivamente al mercato del lavoro, invece esclude dal calcolo il tasso di popolazione inattiva. Ecco perché da solo il tasso di disoccupazione non riesce a fornire un quadro completo ed esaustivo della situazione lavorativa. Secondo l’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) gli inattivi sarebbero tutti coloro che, per un motivo o per un altro, non cercano lavoro oppure non sono in grado di lavorare per cui non rientrano nella forza lavoro attiva. L’Eurostat ha pubblicato di recente alcuni dati sul popolo degli inattivi nella zona euro, che mostra come l’Italia abbia il maggior numero di inattivi rispetto alla popolazione in età lavorativa, ovvero quella fascia d’età compresa tra i 15 e i 64 anni.
La situazione italiana. In Europa, il numero totale degli inattivi è di circa 89 milioni. Tra queste persone, il 35% non fa parte del mercato del lavoro perché ancora impegnato in un percorso di studi, mentre il 15,6% ne è escluso in quanto già in pensione. Gli affetti da disabilità, invece, coprono un altro 15,6% e infine al restante 33% appartengono varie categorie, come gli “scoraggiati” (che non credono più nella possibilità di trovare realmente un impiego). Il dato preoccupante, però, è che il nostro Paese conta più di 13 milioni di questi inattivi . L’Italia, infatti, è al secondo posto per maggior numero di inattivi in Europa, il cui 85% si concentra tra soli 6 Paesi. In particolare, sarebbero proprio gli scoraggiati a costituire la categoria più diffusa in Italia, mentre sono numerosi anche coloro che l’Eurostat pone sotto la categoria “altro”: chi, probabilmente, cerca lavoro ma non è disponibile nell’immediato o chi ancora è in attesa di un feedback dopo il colloquio conoscitivo.
Dunque il tasso di disoccupazione è realmente in calo, stiamo risolvendo i problemi che affliggono il nostro mercato del lavoro da un po’ di anni a questa parte? Con una lettura più attenta della società, la risposta è purtroppo negativa. Ci sono molte persone che ormai hanno perso ogni speranza nel trovare un posto di lavoro, che si sono resi “invisibili” al mercato del lavoro, ma che si aggiungono inesorabilmente a tutta quella parte di popolazione che ancora oggi la ripresa economica non sembra “vederla”.
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