A circa un mese dal referendum in Catalogna, l’incertezza in Spagna sembra diminuire: Il Governo centrale parla di elezioni nella regione per il prossimo 21 dicembre. Come sono andati i mercati iberici in questo “mese di fuoco”?
Il primo ottobre gli abitanti della Catalogna hanno espresso il loro consenso al referendum sull’indipendenza della regione (link: https://vocearancio.ingdirect.it/referendum-catalogna-cosa-e-successo/). Decisione nata da un appuntamento elettorale proclamato fuori dai “confini legali” esistenti in Spagna: aspetto che ha determinato una forte opposizione da parte delle autorità del Governo del Premier Rajoy a Madrid. Gli scontri verbali tra le parti in gioco non sono di certo mancati: nei giorni successivi all’esito del referendum il Presidente catalano, Carles Puigdemont, ha evitato di dichiarare esplicitamente l’indipendenza della regione, ricercando un dialogo con Madrid, tramite il supporto delle autorità europee. La risposta di Madrid si è concretizzata con la concessione di due ultimatum, utili a inficiare la validità dello stesso referendum: entrambi tuttavia caduti nel vuoto.
A che punto siamo oggi? Tra le dichiarazioni di condanna, da parte del Governo centrale, e quelle di indipendenza, da parte catalana, è prevalsa la linea “dura” da entrambi i fronti. La Catalogna nel pomeriggio di venerdì 27 ottobre ha dichiarato ufficialmente l’indipendenza e la nascita della sua Repubblica, in risposta all’approvazione da parte di Madrid di attivazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola, l’articolo che di fatto sancisce la sospensione dell’autonomia della regione catalana fino alla venuta delle prossime (e legali) elezioni. Elezioni che il Governo spagnolo pare abbia intenzione di ufficializzare per il prossimo 21 dicembre, dopo che ha decretato la rimozione del Presidente Puigdemont e ha sciolto il Governo della Catalogna. Tuttavia, al prossimo appuntamento elettorale Puigdemont rischia di non poter prendere parte, dato che il Procuratore Generale spagnolo ne ha richiesto l’incriminazione per i reati di ribellione, sedizione e malversazione. Lo stesso Puigdemont ha comunque dichiarato di essere pronto per le prossime elezioni, di cui intende “rispettare ogni risultato, dato che sono una sfida democratica che dobbiamo accettare con tutte le nostre forze”.
Come si sono comportati i mercati finanziari? Nei giorni immediatamente successivi all’esito del referendum il principale indice azionario della Spagna, l’Ibex 35, ha perso quota, registrando una perdita del 5%. Sul mercato obbligazionario lo spread tra il Titolo di Stato spagnolo, il Bonos, e il Bund tedesco si è rialzato di quasi 10 punti base, mentre il CDS a 5 anni, che riflette la probabilità di fallimento del Paese, si è innalzato di 15 punti base. Tuttavia, data la grande incertezza che regnava da entrambi le parti, i mercati finanziari spagnoli hanno recuperato terreno e oggi, a circa un mese dal referendum, risultano pressoché invariati. L’Ibex ha recuperato le perdite, lo spread è tornato sui livelli mediani degli ultimi mesi e i CDS sono anch’essi calati. L’attesa ora rimane nel capire quali saranno le forze politiche che andranno a correre per le elezioni del 21 dicembre in Catalogna, e come si comporteranno le autorità del Governo centrale nei confronti di Puigdemont e dei suoi alleati, dopo i continui botta-risposta al veleno delle ultime settimane.
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