Perché, nell’era di Facebook, parlare di soldi è ancora un tabù

Condividiamo sui social fin troppe informazioni su di noi e sulla nostra vita. Ma quando si tratta di parlare di soldi, diventiamo subito molto più reticenti: come mai?

Persino nell’era dei social media e della iper-condivisione parlare di soldi resta uno degli ultimi tabù per moltissime culture del mondo. Pensiamoci: può capitarci di citare su Facebook un aumento di stipendio, ma non di dire esattamente di quanto; possiamo pubblicare le foto di una vacanza da sogno, ma difficilmente entreremmo nei dettagli di quanto ci è costato quel magnifico resort. Addirittura, alcuni ricercatori britannici hanno scoperto che gli inglesi in media sono sette volte più propensi a dire in giro con quante persone sono stati a letto piuttosto che rivelare quanto guadagnano. E anche negli Stati Uniti la situazione è simile: secondo uno studio, i due terzi degli intervistati parlerebbe più volentieri del proprio peso piuttosto che dei propri risparmi.

Perché questa reticenza? Non si tratta solo di una forma di sensibilità verso i sentimenti altrui: numerose ricerche dimostrano che in genere tendiamo a condividere sui social media solo cose che ci fanno apparire in modo positivo – in quest’ottica vantarsi in modo troppo esplicito dei propri successi o lamentarsi eccessivamente della propria miseria è poco consigliabile.

E invece parlare fa bene. Eppure, parlare apertamente della propria situazione finanziaria potrebbe essere liberatorio. Magari anche in forma anonima. Alcuni ricercatori della Goldsmiths University nel Regno Unito suggeriscono infatti che molte persone si trovano più a proprio agio a parlare di soldi su Internet – per esempio in un forum, protetti dall’anonimato – piuttosto che di persona. “L’anonimato offerto dalle comunità online rende le persone più sincere e aperte, perché le fa sentire meno giudicate rispetto a un confronto vis-à-vis”, commentano gli esperti. Ma a cosa serve questo esercizio?

Imparare a chiedere aiuto. Il web potrebbe anche essere una buona soluzione per iniziare a parlare un po’ di più della propria situazione finanziaria. Il che sarebbe sicuramente utile, sottolinea Jane Goodland, business director di Old Mutual Wealth. Ad oggi infatti, spiega Goodland, solo il 17% delle persone indebitate a livelli “pericolosi” si decide a chiedere consiglio. Ma evitare l’argomento di solito serve solo a peggiorare le cose. “È davvero importante incoraggiare le persone a parlare apertamente delle proprie finanze, in modo che si sentano in grado di fronteggiare la situazione”, prosegue Goodland. “Parte del problema è che chi è indebitato si sente in imbarazzo e per questo si rifiuta di chiedere aiuto. Ma se si rinuncia a una consulenza diventa più difficile tirarsi fuori da questo problema”.

Non tutto il mondo è paese. Certo, non tutte le culture hanno lo stesso approccio alla vita, e il discorso del denaro non fa eccezione. Per esempio, in Norvegia e in Svezia gli stipendi delle persone sono un’informazione pubblica a disposizione di tutti. Con indubbi vantaggi anche in termini di contrattazioni sul salario. Non a caso in questi Paesi il gender gap è su livelli minimi.

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